“Se mi chiedete se considero l’Expo un possibile catalizzatore di interessi criminali, la risposta è certamente si!”. A rilasciare una affermazione così perentoria non sono gli attivisti della campagna “No Expo” che riunisce vari comitati e reti sociali milanesi, ma il procuratore nazionale antimafia Pierluigi Maria Dell’Osso in una intervista sull’ultimo numero del settimanale finanziario “Il Mondo”. “Ormai mancano poco più di due anni dall’inizio dell’Expo e c’è il ischio che per accelerare i tempi, come pure è doveroso, si indeboliscano le necessarie misure di prevenzione” prosegue il procuratore Dell’Osso.
Le affermazioni del procuratore antimafia, confermano i sospetti e le denunce che da tempo il Comitato No Expo va diffondendo cercando di rompere il muro del consenso intorno a questo grande evento economico-finanziario con forti ricadute sul piano urbanistico e sociale nell’area milanese. “Nel caso di Expo, il mainstream, ma purtroppo non solo, ha cavalcato gli obiettivi etici di Expo e contribuito a creare un finto consenso a una scatola vuota (oggi se ne accorgono anche loro..). Il consenso mediatico trasversale agli schieramenti politici, ai sindacati confederali, alle istituzioni tutte e ovviamente alle lobby economico-finanziarie è stato venduto come consenso della popolazione. L’immaginario buonista creato, sfamare il mondo, i posti di lavoro green, il rilancio di Milano hanno catturato anche soggetti vicini ai movimenti” ha denunciato in un incontro il Comitato No Expo.
Ma gli interessi economici sull’Expo 2015 sono giganteschi e portano a connessioni non solo con le attività della criminalità organizzata sugli appalti e i servizi previsti, ma anche con la politica. “Esiste un cartello tra i politici che amministrano la Regione Lombardia e le società che lavorano nel primo cantiere di Expo 2015? A guardare gli intrecci tra le società che hanno partecipato alla gara d’appalto, le società subappaltatrici e alcuni politici lombardi già indagati per aver preso “mazzette” da queste società sembrerebbe di si” afermano gli attivisti del Comitato No Expo. Nell’elenco delle società subappaltatrici figura la ’Testa Battista & c.’ di Ghisalba (BG), da anni in affari con il gruppo Locatelli e coinvolta nell’inchiesta per una tangente di 50.000 euro versata all’allora vicepresidente di Regione Lombardia Nicoli Cristiani, Ma la “Testa Battista & c.” non è l’unica fra le società subappaltatrici ad aver dato mazzette a consiglieri regionali. Tra le società subappaltatrici c’è anche il Consorzio Stabile Litta il cui vicepresidente Nicola Di Rosario è indagato per una tangente di 30.000 euro data all’ex consigliere regionale Angelo Giammario per l’affidamento di appalti per la manutenzione e sistemazione del verde pubblico in Brianza. Proprio a partire da quella stessa inchiesta , a fine maggio fa la procura di Milano ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di turbativa d’asta sul primo appalto di Expo, quello per la “rimozione delle interferenze”. La Locatelli SPA nella gara d’appalto al massimo ribasso aggiudicatasi da CMC era arrivata terza, ma per qualche strana alchimia ai loro soci d’affari “Testa Battista & c.” è stato affidato un subappalto per lavorare all’interno del cantiere.
Ma c’è anche dell’altro. Parlando di un maxi-evento economico-finanziario in Lombardia e a Milano, soprattutto, dall’elenco degli interessi in gioco è impossibile tenere fuori la holding della Compagnia delle Opere e di Comunione e Liberazione, sponsor del presidente della Regione Formigoni. “L’Expo 2015 rappresenta una delle aree di interesse di tutto un mondo di affari pubblici e privati che ruota intorno alla Lombardia e a Milano, e che vede degli esponenti di Comunione e Liberazione in posizione molto forte. Basti ricordare che sono governate e dirette da Cl tutte quelle società di matrice pubblica o pubblico – privata come Finlombarda, Infrastrutture Lombarde, Cestec, Ferrovie Nord, che sono state create ad hoc per gestire appalti, gestire iniziative pubblico – private di sviluppo, tra le quali sicuramente figura anche Expo 2015” scrive nel suo libro “La lobby di dio” F.Pinotti.
E il sindaco Pisapia cosa pensa, cosa dice e cosa fa rispetto a tutto questo? Il sindaco di Milano il 10 giugno aveva rimesso nelle mani del presidente del Consiglio Mario Monti la sua carica di Commissario straordinario per Expo Milano 2015. «Mancano mille giorni: possono essere tanti oppure pochi. Ma io sono preoccupato perché serve maggiore attenzione da parte del governo e del Parlamento», che hanno un atteggiamento «tiepido» nei confronti di Expo. Ma sei giorni Pisapia ci ha ripensato “Durante un lungo incontro con il premier Monti mi è stato assicurato che al commissario straordinario di Expo non solo verranno restituiti i poteri previsti, ma anche che potrà affidare deleghe a persone di sua fiducia”. Con queste testuali parole il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha comunicato alla stampa la decisione di rimanere al suo posto di commissario straordinario dell’evento 2015. Tra le persone di fiducia di Pisapia già compare il nome della immarcescibile Emma Bonino come responsabile del Padiglione Italia.
Il Comitato No Expo chiede al sindaco Pisapia maggiore chiarezza “Expo 2015 è uno scacchiere. Dietro la nebulosa delle dichiarazioni, delle smentite, degli scambi di ruoli, si gioca la partita sul ridisegno della città, dei suoi rapporti internazionali e delle nuove forme di governo del territorio” scrive il sito www.Noexpo.it “Non è più possibile procrastinare una presa di parola lucida e assolutamente radicale su una partita tanto rilevante per il presente e il futuro dei nostri spazi di vita sociale sul territorio metropolitano”.
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