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Acqua. Le mani degli avvoltoi della finanza su un bene a rischio scarsità

Secondo il cinismo della logica di mercato, un bene scarso non può essere gratuito. Ragione per cui i privati si gettano come avvoltoi su ogni bene di cui si registra o si individua possibile scarsità. Per fare un esempio alla portata di tutti, in molte città dove si manifesta una scarsità di spazio, è stato sufficiente dipingere qualche riga blu per terra per introdurre i parcheggi a pagamento.

Ma la questione su cui vogliamo portare l’attenzione dei nostri lettori è ancora più seria.

La siccità, i cambiamenti climatici, la crescente urbanizzazione, le coltivazioni intensive, stanno producendo una severa riduzione dell’acqua potabile e dell’acqua dolce disponibili. L’acqua dolce disponibile sulla terra è solo il 2,5% del volume totale di acqua.

O meglio, le riserve d’acqua dolce sarebbero più che sufficienti, ma le accresciute esigenze di consumo di acqua ne mettono a rischio una disponibilità adeguata e distribuita creando, appunto, una situazione di tendenziale scarsità che sta alimentando sia gli spiriti animali del capitalismo sia possibili conflitti per il controllo e l’uso delle risorse idriche disponibili.

Nel secondo caso, pochi giorni fa il nostro giornale ha ospitato un ampio articolo portando ad esempio la grande diga GERD costruita dall’Etiopia che rischia di ridurre la portata del Nilo in Egitto.

Sugli appetiti dei privati nell’appropriazione dell’acqua come bene tendenzialmente scarso e dunque da pagare profumatamente, l’Ispi (Istituto Studi di Politica Internazionale) ha pubblicato un lungo e documentato servizio.

L’Ispi ci rammenta che dalla fine del 2020 è diventato possibile, per la prima volta nella storia, scambiare i Nasdaq Veles California Water Index Futures, i cosiddetti “futures sull’acqua”. In pratica delle scommesse sulle forniture e la disponibilità di acqua nel futuro.

Fino ad allora il mercato dei futures di Wall Street si occupava di materie prime come petrolio, oro ma anche arance. In poche parole, fare trading nel mercato dei futures significa che gli investitori si impegnano ad acquistare una merce in una data futura e a un prezzo prestabilito, indipendentemente dalle condizioni di mercato.

In questo caso il CME Group ha lanciato dei futures dell’indice Nasdaq Veles California Water (NQH2O) per aiutare gli investitori a gestire il rischio delle fluttuazioni del prezzo associato alla scarsità di acqua nel più grande mercato della risorsa negli Stati Uniti: la California.

Quello dei futures è un mercato finanziario chiaramente speculativo basato su scommesse sulla disponibilità della materia prima. Durante i periodi di siccità, l’indice NQH2O sale e con esso il prezzo di mercato dell’acqua. Durante i periodi di abbondanza idrica, il prezzo diminuisce. Secondo Nasdaq, mettere un prezzo sull’acqua è inevitabile. La versione “nobile” di questa tesi è perché altrimenti non si possono proteggere i consumatori dalle fluttuazioni legate al suo valore, la versione “reale” è che con la scarsità di acqua gli investitori privati possono fare affari d’oro.

L’indice NQH2O punta sul fatto che l’acqua è destinata a diventare una risorsa sempre più scarsa e che l’accesso ad essa sarà meno prevedibile in futuro. In tale approccio, è implicito che la governance pubblica dell’acqua è destinata a fallire (o costretta a fallire come denuncia Noam Chomski) e la crisi idrica peggiorerà. Secondo l’Ispi ci possiamo aspettare in tempi brevi l’apertura di altri mercati futures negli Stati Uniti e, più in generale, in altre parti del mondo dove è già scarsa o molto richiesta.

Non solo. Il servizio ci rammenta che l’acqua è oramai entrata a far parte di numerosi fondi di investimento. Prendiamo ad esempio il Fidelity® Water Sustainability Fund (FLOWX), che inserisce nel suo portafoglio esclusivamente aziende che lavorano nel settore idrico. Il fondo ruota intorno al fatto che il mondo si trova di fronte a gravi carenze idriche e che la situazione presumibilmente peggiorerà a causa di una popolazione mondiale in crescita, infrastrutture fatiscenti e i cambiamenti climatici. I governi avranno così bisogno – secondo FLOWX – di essere aiutati dalle aziende private, non appesantite da debito pubblico e spending reviews. Tale combinazione – governi depotenziati e una crisi idrica in peggioramento – a detta dei traders, fa dell’acqua una buona opportunità di investimento, con ricavi che potrebbero crescere del 4% -6% all’anno, soprattutto in paesi come India o Cina, dove gli investimenti aumenteranno nei prossimi decenni.

L’acqua dunque è già diventata preda ed oggetto dei circuiti finanziari e la tendenza alla finanziarizzazione è evidente anche nelle dinamiche legate alla sua privatizzazione.

L’Ispi segnala che se nel 1990 erano meno di 51 milioni le persone che ricevevano acque urbane da compagnie private (principalmente in Europa e negli Stati Uniti), dieci anni dopo, il loro numero era salito a 460 milioni di persone (i tassi di crescita più elevati si registrano in Africa, Asia e America Latina. Oggi, Aqua Fed – la Federazione Internazionale degli Operatori Privati dell’Acqua – stima che circa 800 milioni di persone siano servite da operatori privati, e possiamo naturalmente aspettarci che questo numero aumenti in futuro.

Il colosso europeo nel settore è la francese Veolia, che nel 2022 ha acquistato quella che all’epoca era la seconda più grande azienda, Suez, anch’essa francese. Veolia è molto attiva in Africa, dove la Francia ha controllato un significativo impero coloniale per quasi due secoli e continua ad avere considerevoli interessi economici e geopolitici. Suez ha costruito oltre 500 impianti di trattamento dell’acqua in Africa e gestisce diversi sistemi idrici privati in tutto il continente, compresi i redditizi servizi idrici potabili di Casablanca e Algeri.

In Italia, invece, il referendum sull’acqua pubblica del 2011 ha temporaneamente bloccato la privatizzazione, ma gli avvoltoi sono tornati alla carica con mille sotterfugi, sostenendo che questa porti a una maggiore efficienza nella gestione dell’acqua, eliminando gli sprechi e aumentando gli investimenti.

Chi si oppone alla privatizzazione sostiene giustamente (e tutti i dati lo confermano) che questa comporta un aumento dei costi per l’acqua, rendendola così meno accessibile, anteponendo la logica del profitto agli interessi collettivi e alle questioni ambientali.

In Italia con un governo come quello che sta mostrando il suo volto antipopolare e apertamente a sostegno degli interessi privati, occorre non abbassare la guardia di un millimetro. Non solo per bloccare la privatizzazione dell’acqua che cercano di far rientrare dalla finestra, ma anche per impedire che la speculazione finanziaria metta le mani – e assuma posizioni di ricatto verso la collettività – su un bene primario come l’acqua.

E’ un orrore economico e sociale da fermare con ogni mezzo necessario.

 

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4 Commenti


  • Giancarlo Staffo

    Il governo Draghi ha già fatto passare un decreto che toglie ai comuni la maggioranza delle azioni nei CdA delle aziende per l’acqua, votato da tutti i partiti del suo governo. La strada della privatizzazione è spianata, c’è lo chiede l’Europa e tutti i partiti ieri con Draghi oggi con la Meloni sono complici.


  • Occhio

    * ce lo chiede


  • Gianni Sbrogiò

    Non solo Draghi ha legiferato per la privatizzazione, ma tutti i governi che si sono succeduti dopo la vittoria referendaria. Inoltre tutte o quasi le aziende che gestiscono il Servizio Idrico Integrato sono Spa, sia quelle private, quelle miste e quelle pubbliche. Il metodo tariffario è stabilito da ARERA e comprende l’utile che viene distribuito agli azionisti. Quelle pubbliche non dovrebbero farlo, ma molti Comuni indebitati dalla continua diminuzione di contributi da parte dello stato, premono perchè ci sia la distribuzione di parte dell’utile. Resta il fatto che l’utile (la remunerazione del capitale investito), dopo il referendum, non dovrebbe esserci. Il mercato dei futures e il Nasdaq della California non è direttamente collegata con la gestione del servizio, ma è un’azione puramente finanziaria dove appunto, tutto viene trasformato in soldi senza neppure passare attraverso la produzione di merci e servizi e si entra in un grande CASINO’


  • Attilio

    L acqua e un bene pubblico dove ogni essere vivente no ne può fare almeno a parere mio no deve essere privatizzato ma controllato perché sarà tema di nuove rivolte e guerre cousate dai soliti lobbysti e massonerie deviate

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