Menu

Conflitto sociale: Spagna e Italia, perché queste differenze?

In Spagna come in Grecia esplode il conflitto sociale: e in Italia che cosa aspettiamo?

16/07/2012

In Spagna proseguono le proteste contro i provvedimenti del Presidente del Consiglio Rakoi che sta smantellando il salario, le condizioni di lavoro ed i diritti dei lavoratori e dei cittadini spagnoli. Con una disoccupazione al 25% che raggiunge il 50% tra i giovani, la politica restrittiva della Merkel e di Monti stanno facendo ulteriore strage di posti di lavoro, mentre si prevede che saranno circa 100 i miliardi regalati alle banche spagnole.

Come in Grecia anche in Spagna i lavoratori scendono in piazza accolti dalla gente comune, dagli studenti, dai disoccupati e dai pensionati che ormai si rendono conto di vivere una situazione straordinaria alla quale è necessario dare una risposta collettiva altrettanto straordinaria.

La repressione messa in atto dalle forze di sicurezza spagnole a colpi di lacrimogeni, manganellate e addirittura di proiettili di gomma, sicuramente rappresenta la risposta peggiore del potere alla richiesta di giustizia sociale e di cambiamento delle politiche che stanno portando l’intera Europa al massacro sociale.

Pensare di ridurre il conflitto sociale a semplice problema di ordine pubblico è elemento comune a ciò che è avvenuto in Grecia.

Ma il conflitto sociale non è certo un problema di ordine pubblico: al contrario è l’unico strumento che le classi subalterne hanno e devono utilizzare per modificare l’attuale stato di cose che vede aumentare in modo impressionante da una parte la povertà e la miseria e dall’altro i profitti e la ricchezza.

Se questo sistema è basato su un meccanismo che, in base alle condizioni economiche e politiche esterne, mantiene fermi i profitti o addirittura li incrementa e allo stesso tempo opera pesantemente sui salari, sui diritti, sull’occupazione, allora significa che questo sistema non è giusto e va cambiato.

In Italia poco si muove, se si escludono le mobilitazioni che da mesi USB e il sindacalismo conflittuale sta cercando, con estrema difficoltà, di mettere in atto.

I partiti di centro destra si dividono su Berlusconi si o Berlusconi no, su Bossi si o Bossi no e sulle dimissioni della Minetti ….. cioè tutti problemi che sicuramente modificheranno il futuro degli italiani.

Casini appoggia Monti in modo incondizionato, spinto da un insolito fervore fondamentalista.

Il PD non sa far altro che parlare di primarie e scontrarsi tra le posizioni di Bersani e Renzi, che appoggiano acriticamente entrambi Monti, mentre si litiga sul problema dei problemi, i matrimoni tra omosessuali, dimenticando che è un tema già risolto positivamente in quasi tutti i paesi europei.

La sinistra, fuori dal parlamento, si interroga ancora se marciare unita o meno e su quali obiettivi, se insieme a chi appoggia Monti o meno.

Di Cgil, Cisl, Uil e Ugl è meglio non parlare perché lo abbiamo fatto sin troppe volte: chi abbandona la strada della rappresentanza sindacale per abbracciare quella della collaborazione con il più forte per preservare i propri vantaggi di organizzazione, non merita che di essere abbandonato dai lavoratori.

Insomma il potere politico e sindacale ha altro a cui pensare e le incertezze sul futuro di chi lavora e di chi il lavoro non lo ha aumentano di giorno in giorno.

Se 9 milioni di italiani non hanno i soldi per curarsi, se l’inflazione sale e i salari si riducono, se i mutui per le case si riducono del 30%, se la spending review prevede il 25% di dipendenti pubblici in meno, se la disoccupazione aumenta e quella giovanile è ormai al 36%…… forse è ora di riscoprire anche da noi il conflitto sociale, scendere in piazza e chiedere a voce alta un cambiamento delle politiche che stanno fermando l’Italia.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

6 Commenti


  • giancarlo staffo

    Maurizio Landini leader della Fiom, elevato ad “icona mitica” di una certa “sinistra”, in un intervista rilasciata a Vittorio Zincone per il “Corsera”(suppl.sette del 13 luglio 2012), alla domanda “E’ vero che non ha mai letto Marx?” risponde candidamente : “verissimo” , e con ostentata supponenza.
    Non resta che commentare , “evviva l’ignoranza”!… e si vede….


  • ciro musco

    Non occorre aver letto Marx per essere persone perbene e difendere i diritti degli operai cosa che i sindacati non fanno. L’italia è un paese di politici/mafiosi molto più di quanto non si veda e, l’indotto delinquenziale a tutti i livelli è molto elevato. L’intrallazzo e la furbizia è appannaggio di molti, raccomandazioni e “mi manda Picone” la regola…..chi dovrebbe farla questa rivoluzione???


  • giancarlo staffo

    il marxismo non una teoria tra le altre la teoria della nuova classe storica. Il materialismo storico e dialettico è “storia di lotte di classe” e “legge della dialettica” condizioni scientificamente connesse e inscindibili, esse rivelano che la rottura rivoluzionaria è nella natura interna alla materia sociale, è il proletariato che solo diventando classe dirigente abolisce tutte le classi compresa la propria e nega se stesso come forza lavoro e merce, parte costitutiva del modo di produzione capitalista che senza il lavoro salariato non potrebbe esistere.
    Senza questo passaggio dialettico la classe resta “classe in se”, forza lavoro e quindi merce da contrattare sindacalmente al “miglior prezzo sul mercato”, la classe nega la propria condizione di “forza lavoro- merce solo con la coscienza di “classe per se” e cioè di una classe che si propone di diventare “classe dominante” con la conquista del “potere politico”. Senza il pensiero marxista, il lavoro viene inteso come valore etico in se ,si alimenta di fatto il feticismo delle merci tra i lavoratori che espropriati della coscienza di classe troppo spesso cadono in un irrazionale orgoglio corporativo nel produrre Yacht, automobili Ferrari o altri giocattoli di lusso “made in Italy” destinati a super ricchi, speculatori, sceicchi e mafiosi. Leggere Marx,engels e Lenin per alcuni può essere noioso, ma senza lo studio scientifico non si possono fare analisi e trovare soluzioni, chi trova noioso lo studio del Dna non potra mai curare le malattie genetiche, così chi non studia la contraddizioni materiali della società capitalista non potra mai riuscire a trasformarla.


  • Barbara

    Cosa c’entra aver letto o meno Marx?
    Bisogna sostenere un esame di stato di abilitazione per protestare o per far valere i propri diritti?
    Aver letto Marx, non ti rende più arrabbiato né più attivo socialmente (se non a parole). Purtroppo in un Paese come il nostro mancano i fatti che concretamente dovrebbere cambiare la situazione che si è incancrenita nel corso di decenni e si sprecano sempre fiumi di parole.
    Ora, te che hai letto MARX non mi DIRE cosa FATESTI, FALLO.


  • aldo

    Da noi esistono più sigle di partiti,movimenti, sindacati,associazioni che militanti in carne e ossa.
    E’ evidente che la rivoluzione non la fanno gli autoreferenziati. E poi ho l’impressione che qui non si stia proprio così male.


  • giancarlo staffo

    Landini come dirigente sindacale “di professione” che si vanta di non avere mai letto Marx e quindi non studia le leggi che economiche della crisi e della concentrazione del capitale monopolisticho infatti non potrà mai riuscire a comprendere perché il suo “modo di fare sindacato” (salvo marginali sentenze giudiziarie), è “inesorabilmente perdente” nei confronti del “modello globale vincente” imposto da Marchionne.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *