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Repressione: 19 attivisti e militanti dell’USB rinviati a giudizio

Rinviati a giudizio 19 fra esponenti, dirigenti, militanti sindacali dell’Unione Sindacale di Base e dei movimenti che nel 2011, insieme a decine di migliaia di altri lavoratori, studenti e cittadini, manifestarono a Roma il 6 settembre, giorno dello sciopero generale, ed il 7 settembre, contro l’ultima manovra del Governo Berlusconi. Tra i denunciati dell’USB anche Pierpaolo Leonardi, membro dell’Esecutivo nazionale confederale.

L’USB ritiene inaccettabile, gravissimo ed ingiustificato questo ulteriore atto di repressione. Solo alcuni giorni dopo le condanne di Genova – ingiuste, smisurate ed anche sproporzionate rispetto a quelle lievi inflitte contro agenti e dirigenti dell’ordine pubblico, autori dei massacri della scuola Diaz e di Bolzaneto – la brutalità del potere si è fatta risentire. Come avevamo facilmente previsto, si utilizza quella sentenza quale monito per il futuro e per dare il via ad un’accesa repressione nei confronti di tutti coloro che in ambito sindacale, politico e sociale continuano a costruire opposizione.

Sempre più spesso il conflitto ed il disagio sociale vengono affrontati come un problema di ordine pubblico e non come  un segnale da leggere ed affrontare in termini politici L’input è chiaro: chi si oppone a Monti e alle sue misure economiche e ideologiche diventa oggetto di repressione.  Ma che Paese è mai questo, che non riesce neanche più a confrontarsi con se stesso e ricorre alla repressione anche in presenza di semplici proteste?

USB continuerà ad organizzare il conflitto sindacale e sociale, perché solo attraverso di esso si costruisce l’indispensabile cambiamento di questa società ingiusta; perché il conflitto sindacale e sociale, lungi dall’essere un problema patologico di ordine pubblico è invece un fenomeno fisiologico della nostra società, quello che ha permesso, anche nel nostro Paese, ottenere diritti e condizioni di lavoro più umane; quello che nell’arco degli ultimi 100 anni ci ha fatto passare da 15 a 8 ore di lavoro al giorno; quello che ha reso donne e uomini coloro che prima venivano considerati soltanto schiavi.

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