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Taranto. Tensione altissima sull’Ilva


Hanno trascorso la notte sulla torre i nove lavoratori dell’Ilva arrampicatisi su un torre di uno degli altoforni. Il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti di Taranto ieri aveva provato a raggiungere i lavoratori che si sono arrampicati sulla torre dell’altoforno dell’Ilva: “Abbiamo richiesto provocatoriamente in direzione di poter entrare per andare a trovare i lavoratori che si sono barricati a 60 metri di altezza per sapere come la pensassero, ma come era immaginabile non ci hanno permesso di entrare”. Per oggi il Comitato ha convocato un incontro alle portinerie A e D alle 13.30 “
In questo disastro, i lavoratori dell’ILVA non possono più permettere di essere usati per bloccare la città ed alimentare la solita strategia del ricatto occupazionale, ma devono essere protagonisti del cambiamento, per la difesa dei propri diritti. E’ giunta l’ora di opporsi a chi costringe gli operai a vivere alla giornata, ad essere usati come burattini, a chi non vuole garantire seriamente nessuna certezza per il futuro”. Il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti invita i lavoratori a non farsi manovrare da azienda e sindacati, che in caso di blocco degli impianti potrebbero nuovamente fomentare la protesta e i blocchi stradali, ma ad unirsi, e a partecipare, alla costruzione di una piattaforma comune.

Il presidente dell’Ilva, e custode giudiziario, Bruno Ferrante, ieri era andato alla carica contro il tribunale di Taranto in attesa delle decisioni dal Palazzo di giustizia, che – secondo alcune voci – potrebbero arrivare oggi. Prima davanti ai giornalisti e poi davanti ad un gruppo di dipendenti dell’Ilva, Ferrante ha messo sotto accusa le perizie presentate dai magistrati per chiedere la sospensione delle lavorazioni inquinanti. Facendosi forte delle sciagurate dichiarazioni di qualche giorno fa del ministro Clini, Ferrante ha puntato il dito su quanto emerso nelle perizie chimica e medico-epidemiologica depositate dal tribunale di Taranto nell’incidente probatorio chiuso il 30 marzo scorso, facendo forse riferimento ad altri documenti in possesso dell’azienda. “Sto cominciando a scorrere queste pagine – ha detto – che mi dicono che c’è una verità differente e meno preoccupante di come è stata descritta per l’ambiente e la salute di Taranto”.

Dopo aver posato ad hoc davanti alle telecamere, Ferrante ha incontrato un gruppo di lavoratori che stazionava vicino alla direzione dello stabilimento, all’interno della fabbrica ed ha fatto intendere che se il gip del tribunale non dovesse accogliere l’istanza per mantenere la capacità produttiva dell’Ilva lo scenario per i dipendenti cambierebbe e non di poco. A quel punto cinque dipendenti, tra cui un caposquadra, si sono arrampicati sulla torre di smistamento dell’altoforno a 6 o metri d’altezza e vi hanno trascorso tutta la notte sulla torre manifestando così la loro preoccupazione per il futuro lavorativo oggi messo a verifica dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto la fabbrica dopo il sequestro degli impianti dell’area a caldo, perchè altamente inquinanti e nocivi per la popolazione di Taranto. Di fronte al drammatico sviluppo degli eventi e alle crescenti tensioni dentro e fuori l’Ilva, l”Usb aziendale della fabbrica ritiene che “comunque le indagini ed i processi devono proseguire senza alcun impedimento o pressione istituzionale e far pagare un prezzo alto, anche economico, a chi per anni ha continuato ad inquinare e fare profitti sulla pelle della gente”. Una posizione che si mette apertamente di traverso rispetto alle strumentalizzazioni dell’azienda “Se, come pensiamo, sarà necessario fermare la produzione di alcuni settori e reparti dove è indispensabile un intervento radicale di trasformazione e adeguamento di macchinari e processi produttivi, ciò dovrà essere fatto nel più breve tempo possibile e a tutti i lavoratori, compresi quelli dell’indotto, dovranno essere assicurati i livelli stipendiali attuali” afferma l’Usb in una nota.

Su fronte giudiziario mentre si attendono le decisioni del gip, nelle ultime ore si sono aggiunti due ricorsi della Procura: il primo in Cassazione contro la decisione del 28 agosto del tribunale, nell’incidente di esecuzione, di annullare i provvedimenti del gip Todisco del 10 e 11 agosto, tra cui la revoca a custode di Ferrante; il secondo al tribunale perché sospenda l’immediata esecutività della decisione del 28 agosto, in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale. A Taranto la tensione è ormai alle stelle in ogni quadrante: dentro l’Ilva, dentro il Tirbunale e dentro i quartieri avvelenati della città.

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