La sentenza della Corte d’appello:
Il provvedimento immediato riguarda i 19 lavoratori “ricorrenti individuali”, che avevano proposto la causa insieme alla Fiom. Gli altri 126, invece, dovranno essere assunti entro sei mesi in base a un elenco di iscritti fornito dalla stessa Fiom.
La Corte d’appello ha fissato queste due date per confermare alla Fiat un principio giuridico elementare ma sempre disatteso arbitrariamente dal Lingotto: le sentenze, anche di primo grado, sono immediatamente esecutive. La parte soccombente – Fiat in questo caso – puà ricorrere in appello e anche in Cassazione, ma intanto applica la disposizione del Tribunale. Cosa che Fiat non aveva mai fatto, fin, ritenendosi di fatto – nel comportamento pratico – al di sopra della legge.
Lo scorso 21 giugno, il Tribunale di Roma aveva condannato la Fiat per discriminazioni contro la Fiom a Pomigliano disponendo che 145 lavoratori con la tessera del sindacato di Maurizio Landini venissero assunti nella fabbrica.
Alla data della costituzione in giudizio alla fine di maggio su 2.093 assunti da Fabbrica Italia Pomigliano nessuno risultava iscritto alla Fiom. Ad agosto la Corte d’appello aveva giudicato «inammissibile» la richiesta della Fiat di sospendere l’ordinanza di assunzione per i 145 iscritti alla Fiom riconoscendo una discriminazione ai danni del sindacato nelle riassunzioni dei dipendenti dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco. Oggi sono state rese note le motivazioni di questa sentenza ed entro quaranta giorni – secondo il dispositivo della Corte d’Appello – la Fiat dovrà riassumere i lavoratori.
«Si tratta di sanare una discriminazione e un’ingiustizia». Così commenta il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Airaudo, la decisione della Corte d’appello di Roma che ha respinto il ricorso della Fiat sui 145 lavoratori dello stabilimento di Pomigliano. «Già da mesi quella sentenza è esecutiva e ora la Corte d’appello la conferma», aggiunge Airaudo rilevando che «l’iscrizione al sindacato non può essere intesa come elemento di selezione e discriminazione nelle assunzioni. Tutti i lavoratori rimasti fuori devono rientrare, compresi quelli iscritti alla Cgil, anche perchè la cig scade il prossimo luglio».
Una nuova sentenza dunque contro l’arroganza della Fiat che torna utile a tutti i lavoratori iscritti o non iscritti alla Fiom. Una battaglia di principio che vince nei tribunali ma ancora non riesce a vincere nelle fabbriche. Su questo occorre ripartire con forza e in ogni luogo di lavoro. I “prenditori” come Marchionne devono essere incalzati anche al di fuori delle aule giudiziarie.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa