La sua colpa: aver parlato con la stampa, in qualità di coordinatore nazionale dei delegati rls («responsabili della sicurezza», eletti dai lavoratori). Gli chiedevano del perché quei treni si rompessero con tanta facilità; e lui aveva evocato «problemi riguardanti gli Etr e relativi a manutenzione, controlli sulla manutenzione e usura». Non aveva nemmeno detto che queste fossero «le cause» di quegli incidenti; ma semplicemente che diversi «problemi» erano stati riscontrati proprio su quelle macchine. Se si rompe un gancio d’acciaio che deve tenere uniti due gruppi di vagoni, del resto, ci deve essere qualcosa che non va nei materiali, o nel modo di verificarne la tenuta. Scegliete voi la parola che descrive meglio le possibili «cause».
Il tribunale di primo grado aveva sancito la nullità del licenziamento e disposto il rintegro sul lavoro. Ora la conferma in appaello, perché naturalmente le Fs non avevano gradito la prima sentenza.
Non è la prima volta che Dante, delegato sindacale Orsa, popolarissimo tra i lavoratori, viene licenziato dalle Fs. La prima, nel 2006, perché si era rifiutato di guidare un eurostar dotato di meccanismo Vacma, il famigerato «pedale a uomo morto» introdotto una prima volta al tempo del fascismo come «misura di sicurezza» che doveva permettere di far viaggiare i treni con un solo macchinista anziché due. Meccanismo che era stato dichiarato non solo «inutile», ma addirittura «dannoso» da un’analisi condotta dall’Asl emiliana. Il dover spingere su un pedale ogni 55 secondi, infatti, distrae il macchinista dalla guida. Al massimo può registrare se è svenuto («uomo morto»).
Anche in quel caso sarebbe finita con il reintegro, se l’azienda non avesse capito per tempo di aver commesso un grave errore, finendo per offrire una «transazione giudiziaria» che riammetteva comunque Dante al suo posto. Curiosamente, nella memoria allegata a questa nuova causa, quella decisione autonoma viene addebitata a imprecisate «fortissime pressioni esterne».
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Eugenia
Bravo Dante! e speriamo che sia finita…