Alle 6 di questa mattina i facchini – in mobilitazione da oltre due mesi per il rispetto dei loro diritti, la difesa del proprio salario e del contratto collettivo nazionale, contro i licenziamenti politici dei lavoratori più combattivi – hanno ancora una volta bloccato le porte e le vie di accesso al deposito IKEA, impedendo il lavoro del magazzino e turbando l’attività della multinazionale in un periodo delicato come quello delle feste natalizie.
L’iniziativa è stata particolarmente partecipata: fuori ai cancelli c’erano circa un centinaio di persone, fra facchini delle cooperative in subappalto dell’IKEA, lavoratori delle altre cooperative e militanti politici delle varie strutture della zona, dai NAP di Piacenza al CRASH di Bologna, fino a La Scioloria di Rho e al CSA Vittoria di Milano. Quest’ampia presenza e questa determinazione hanno sconsigliato la polizia dall’intervenire come al solito con cariche e manganellate: le forze dell’ordine, dopo aver provato a tirarsi qualche lavoratore dal picchetto e a identificare qualcun altro, hanno dovuto rinunciare.
Anche perché IKEA e le cooperative oggi sono state colte di sorpresa: siccome si aspettavano uno sciopero per domani avevano caricato al massimo il lavoro di oggi. La fila di camion che quindi si è prodotta fuori dallo stabilimento è diventata presto ingestibile, e l’unico interesse dell’azienda era che i blocchi fossero rimossi senza ulteriori turbamenti dell’attività. Così l’amministratore delegato di IKEA si è dovuto presentare al cancello e ha dichiarato che farà pressione sulle cooperative in appalto perché i lavoratori licenziati vengano reintegrati – e questa rappresenterebbe una bella vittoria per una vertenza che finora ha saputo strappare tanto, in un contesto estremamente difficile.
Il prossimo appuntamento è dunque per lunedì 7 gennaio, giornata in cui è previsto un incontro fra tutti i sindacati, con il Prefetto, il Questore e ovviamente le controparti padronali.
Il bilancio della giornata è dunque molto positivo, per quanto questa sia solo una delle tante battaglie in una guerra che sta andando avanti da mesi, anzi: in un fronte di guerra frastagliato e complesso di cui fanno parte tutti i lavoratori della logistica, dei magazzini e della Grande Distribuzione, anche quelli lontani da Piacenza. Proprio per questo è importante non far calare l’attenzione, continuare a far circolare informazioni, la campagna di subvertising e le iniziative che ci sono state in tutta Italia, da Napoli a Milano, da Torino a Firenze, Bologna e Roma, per mettere pressione a IKEA.
È probabile infatti che il colosso svedese, pur accettando formalmente il reintegro dei lavoratori più combattivi, proverà poi a introdurre una cassa integrazione a turnazione per tutti i lavoratori, motivandola con un calo della produzione, della vendita e della movimentazione delle merci. In realtà sappiamo che non è così che stanno le cose: IKEA è passata quest’anno dal 7° al 5° posto per fornitura di merci a livello europeo, e lo stesso patron di IKEA Ingvar Kamprad ha visto aumentare il suo personale bottino fino alla considerevole cifra di 44,5 miliardi di dollari! A dimostrazione che anche in tempo di crisi i profitti i padroni li fanno eccome, e continuano la loro spietata lotta di classe contro i lavoratori a livello internazionale – si veda questa classifica del Bloomberg Billionaire Index che dimostra come i ricchi stiano diventando sempre più ricchi… e indovinate a spese di chi?
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