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Stanno sparando sulla Croce Rossa

La Croce Rossa Italiana è in via di privatizzazione. La decisione del Consiglio dei Ministri in tal senso, risale a maggio ed è contenuta nel decreto che destruttura completamente l’organizzazione della filiale italiana della Croce Rossa Internazionale. L’Ente è destinato così a diventare “un’associazione privata di volontariato” sostenuta in gran parte da finanziamenti privati. L’eliminazione dei contributi statali che riguarderebbero la Croce Rossa, prevedono per le casse statali a partire dal 2017 un “rientro” di 42,6 milioni di euro l’anno, secondo quanto affermato nel Consiglio dei Ministri.

Il decreto per la privatizzazione della Croce Rossa è costituito da nove articoli che prevedono tre fasi del processo. La prima fase, da attuare entro il 31 dicembre 2013, prevede la fine del commissariamento e la formazione di un ordinamento provvisorio.

Nel 2014 avrà inizio la seconda fase con la formazione di una «nuova associazione privata di interesse pubblico». L’Ente Croce Rossa cambierà denominazione mantenendo le sole «funzioni di supporto tecnico-logistico dell’attività dell’associazione». In quanto soggetto privato l’associazione potrà accedere ai fondi per il volontariato per la protezione civile e la cooperazione internazionale, come al “cinque per mille”. In questa seconda fase ci si dovrà occupare della ricollocazione del personale in eccedenza, escludendo dal riassetto coloro che sono stati assunti dall’associazione con contratti di diritto privato ma soprattutto i precari che, di fatto,, saranno “gli stracci” che voleranno per primi. Inoltre, afferma il decreto, dovrà essere attuato un ripiano dell’indebitamento «dismettendo beni non necessari, accantonandone altri per il ripiano di possibili debiti connessi a procedure giurisdizionali in corso, trasferendo all’associazione i beni modali funzionali all’associazione, mettendo a reddito altri beni, rinunciando a donazioni non funzionali alla Croce Rossa».

Dal gennaio 2017 avrà inizio la terza ed ultima fase, quella che segnerà l’effettivo passaggio da ente pubblico a ente privato. L’ente pubblico della Croce Rossa Italiana verrà soppresso e messo in liquidazione, e tutte le sue funzioni saranno trasferite all’associazione privata.

“Questo governo ha deciso coscientemente di attuare con la privatizzazione della Croce Rossa, la svendita del suo patrimonio immobiliare, il licenziamento dei precari, che hanno tra i 10 ed i 20 anni di servizio, mobilità, e dunque licenziamento, per la stragrande maggioranza dei dipendenti” denuncia la Usb. ” E una operazione di risparmio sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori che si realizza con la cancellazione delle funzioni sanitarie e socio-sanitarie che lo stesso personale CRI ancora garantisce. L’assenza completa di garanzie occupazionali traspare poi dall’approssimazione delle soluzioni ipotizzate dal ministero per il personale. La situazione attuale rasenta il grottesco – denuncia Sabino Venezia della Usb – visto che la Regione Lazio ha da poco formalizzato una specifica convenzione tra l’Ares 118 e la Croce Rossa per l’affidamento a quest’ultima della gestione di 45 postazioni (mezzi e personale, in gran parte Volontari CRI) su tutto il territorio regionale, del valore di valore 19.515.000 euro, per la durata sei anni, e che la legittimità giuridica di tale affidamento dipende dalla natura attuale della CRI, cioè Ente pubblico di Parastato e non già Associazione Privata, come la vorrebbe trasformare il decreto in esame”.

Il piano di risanamento della Croce Rossa rischia di mandare a casa 171 lavoratori altamente specializzati con alle spalle tra i cinque e i diciotto anni di precariato ed anche di far chiudere un centro di eccellenza riconosciuto come il Cem, dove vengono curati pazienti bisognosi di tutto utilizzando standard di altissimo livello. E proprio al Cem, dal 2 gennaio, i lavoratori e i familiari dei pazienti hanno deciso di entrare in assemblea permanente nel centro di via Ramazzini.

A Ottobre l’Usb aveva organizzato una manifestazione davanti a Montecitorio contro la privatizzazione della Croce Rossa. A dicembre i lavoratori, soprattutto i precari, avevano occupato la direzione del Comitato provinciale della Croce Rossa. La protesta era nata per contrastare le bugie e le false promesse messe in piedi dalla C.R.I., dalla Regione, dall’A.R.E.S. 118 e dai sindacati che hanno voluto e sottoscritto una convenzione di 19 milioni di euro l’anno tra la CRI e l’ARES 118, per la copertura di numerose postazioni territoriali del 118, con l’accordo del mantenimento dei posti di lavoro. Questi lavoratori, sono stati utilizzati dalla C.R.I. come pedina di scambio per ottenere la Convezione milionaria,  messa sotto accusa in queste ore per il tentativo della stessa CRI di subappaltare all’esterno il personale, rischiano per l’ennesima volta di rimanere senza lavoro mentre l’emergenza territoriale sarà affidata ai volontari e alle agenzie interinali con evidente diminuzione della qualità del servizio. Una storia che ormai si ripete spesso. Si esternalizzano i servizi sanitari, nel caso specifico uno di vitale importanza come il 118, si aumentano i costi diminuendo la qualità e si buttano per la strada i lavoratori. I tagli coinvolgeranno almeno 1.600 dipendenti civili, tutti con contratto a tempo determinato, a fronte di 1.300 dipendenti effettivi che verranno messi in mobilità.

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