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Prove di disobbedienza agli sfratti: i fabbri di Pamplona, il vigile di Milano

La crisi sconvolge le esistenze di milioni di persone: disoccupazione di massa, denutrizione, impossibilità di curarsi adeguatamente. E poi gli sfratti, con migliaia di famiglie che ogni giorno, in tutta la Unione Europea, vengono buttate in mezzo ad una strada perché non possono più permettersi di pagare affitti o mutui stellari.
Molti protestano e poi, violando una legge che sembra scritta dalle banche e dai palazzinari, passano dalle parole ai fatti. Occupando stabili abbandonati e dando un tetto, per quanto non ortodosso e precario, a sé stessi e alle proprie famiglie. Qualcun altro – sempre di più – non ce la fa, cede alla disperazione e si toglie la vita. Le notizie sui suicidi provocati dalla crisi durano lo spazio di un click, e poi scompaiono da telegiornali e siti web.
Il fenomeno è particolarmente drammatico in Spagna, dove i casi di sfrattati che si sono tolti la vita sono numerosi e hanno scatenato, in alcuni territori, una risposta di massa, fatta di manifestazioni e occupazioni di banche.
Ma una notizia ha fatto pochi giorni fa il giro del mondo, trattata a volte dai media come se fosse uno di quei gossip che servono a riempire le pagine in mancanza d’alto e a sollecitare letture distratte. Ma a noi sembra una notizia importante che l’associazione dei fabbri di Pamplona, città basca nel nord dello Stato Spagnolo, abbiano deciso di sottrarsi al meccanismo e di dichiarare la propria disobbedienza. Nel 2012 gli sfratti in città – neanche 200 mila abitanti – sono stati ben 700, e i profitti dei fabbri chiamati a smontare le serrature e a montarne di nuove sono aumentati, e di parecchio. Ma dopo una lunga e travagliata riflessione le imprese del settore di Pamplona hanno deciso di non essere più complici di un meccanismo infernale. I 15 fabbri della città hanno deciso che non vogliono fare più il lavoro sporco per conto delle banche e della polizia, e quindi hanno deciso di boicottarle. L’assemblea dei fabbri di Pamplona ha deciso all’unanimità che non accompagneranno più gli ufficiali giudiziari negli interventi di sfratto e soprattutto non cambieranno più le serrature delle case da cui sono allontanati i proprietari o gli inquilini morosi.
Secondo Iker de Carlos, portavoce dei fabbri di Pamplona, con questa decisione la sua categoria ha sì perso parte del proprio lavoro (circa il 10% degli introiti), ma ha riacquistato la propria dignità: «Ciò che vedi in televisione è diverso da quello che avviene nella vita reale – dichiara il ventiduenne al El Pais – Non possiamo essere complici di chi butta fuori persone dalla propria casa. Sappiamo che la nostra non sarà una rivoluzione, ma vogliamo essere un esempio per la società della Navarra e proporre una soluzione per questa situazione ingiusta». Il vero dramma – spiega de Carlos – sono i numerosi suicidi avvenuti a causa degli sfratti. Il ventiduenne racconta la storia della cinquantatreenne Amaia Egana, ex consigliera socialista della città di Barakaldo, che lo scorso autunno si è gettata dalla finestra proprio il giorno in cui l’ufficiale giudiziario le ordinò di abbandonare la casa: «Non è stato un suicidio, ma un vero e proprio omicidio – taglia corto De Carlos – Siamo essere umani e non possiamo continuare ad accettare gli sfratti mentre le persone si uccidono. Se le banche hanno bisogno di fabbri per continuare queste azioni, li chiamino da altre zone della Spagna».

Quello dei fabbri di Pamplona è un gesto poco più che simbolico, ma che potrebbe ritardare per mesi alcuni sfratti, dando un po’ di respiro a famiglie strozzate dai debiti e dalle esose richieste degli istituti bancari. E potrebbe fare scuola nel resto dei Paesi Baschi e di tutta la Spagna.

In attesa che anche in Italia si arrivi ad un passo simile da parte dei fabbri, a fare notizia è stato un rappresentante di una delle categorie forse più odiate dai cittadini. Si tratta di un Vigile Urbano, scrivono i giornali, che a Milano il 6 novembre si è rifiutato di sgomberare una madre con tre figli piccoli (di uno, quattro e cinque anni) da un alloggio dell’Aler in via Lope de Vega. Quello che i media hanno ribattezzato – il vizio di dare etichette non muore mai – il “vigile dal cuore tenero” – è stato punito dal suo comandante, Tullio Mastrangelo, che però a sua volta ha dovuto fare i conti con le proteste del sindacato che gli rinfaccia di aver adottato un provvedimento disciplinare contro chi «non ha voluto mettere in mezzo alla strada una donna con tre bambini». «Dopo aver insistito – si legge nella memoria difensiva del vigile – nel convincere la donna ad abbandonare l’appartamento in quanto abusiva, si rifiutava di uscire. Poiché mi trovavo di fronte a tre bambini piccoli, ho ritenuto inopportuno effettuare lo sgombero con la forza per evitare di far male e di traumatizzare psicologicamente i bambini che, per definizione sono “fascia debole”». Il vigile ha scatenato le ire del comandante Mastrangelo  perché avrebbe “addirittura” detto all’ispettore dell’Aler che lo accompagnava: “vai a dire all’assessore alla Casa di venire lei a buttarli fuori”. Purtroppo l’ispettore dell’Aler non era altrettanto sensibile e invece di rivolgersi all’assessore ha chiamato un’altra volante della Polizia Municipale che senza tanti complimenti ha sgomberato la famiglia dall’appartamento. E il vigile premuroso si è invece beccato, il 7 gennaio, un provvedimento disciplinare.

«La presenza dei minori – spiega Giovanni Aurea, delegato Rsu per l’Unione Sindacale di Base – la mancanza di competenza da parte dell’agente municipale, in quanto l’operazione sarebbe diventata di ordine pubblico e l’assenza degli assistenti sociali, nonostante i protocolli la prevedessero, giocano a favore del collega. Quindi abbiamo avviato le procedure di ricorso presso il Tribunale del Lavoro, per impugnare il provvedimento ritenuto illegittimo. L’episodio rappresenta l’ennesimo comportamento punitivo e di mancanza di tutela di un appartenente al Corpo, ed è solo l’ultimo di una lunga serie che sta colpendo i vigili negli ultimi mesi».

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1 Commento


  • livia

    non affittate più la casa, non si tratta di famiglie disagiate, ma ci sono anche famiglie che lavorano in nero e non gli va di pagare e se volete vi faccio nome e cognome… non affittate più case, mi rivolgo al privato… anche i proprietari sono senza lavoro e con figli da mantenere e pagano le tasse… se io piccolo proprietario di case non pago le tasse risulto cattivo pagatore e in più pago anche il condominio dell’inquilino .. invece chi non paga l’affitto non risulta cattivo pagatore e tutto dovuto… bravi a tutti!

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