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Bologna. Da clochard a resistenti

Da questa mattina attivisti del sindacato di base Asia-Usb stanno presidiando i dormitori comunali di via del Milliario, via Pallavicini, via Sabatucci e via del Lazzaretto, a Bologna.
Dopo aver incontrato gli ospiti dei dormitori, alcuni dei quali in uscita essendo scaduto il piano freddo che da novembre a oggi ha messo a disposizione 240 posti letto, i sindacalisti in concertazione con  molti senza casa hanno deciso di apoggiare chi vuole  restare dentro le strutture. “Nell’immediato chiediamo una proroga dei piano freddo- spiega Giorgio Simbola, attivista del sindacato in presidio al centro di accoglienza Beltrame di via Sabatucci- soprattutto chiediamo che sia affrontato il problema dei senza casa uscendo dalla logica dell’assistenza e dell’emergenza. Per questo abbiamo scritto al sindaco e ci rivolgiamo all’assessorato alla Casa, e non solo a quello del Welfare, Essendo palese che questa situazione non possa più essere affrontata con gli strumenti oggi a disposizione, riteniamo che l’unica strada sia compiere una definitiva rottura con la logica dell’assistenza che sta diventando deleteria per la vita delle persone e per i bilanci pubblici, perchè porta ad un enorme spreco di risorse. Oggi il diritto di abitare questa città è negato a molti, e a più riprese abbiamo avanzato proposte precise e realizzabili, proposte che stanno vedendo tempi di risposta estremamente lunghi, e ci riferiamo al presidio permanente che stiamo tenendo da ormai due mesi davanti alla Caserma Sani, chiedendone il riuso.”.
Nella lettera spedita dal sindacato al sindaco Virginio Merola si chiede un “incontro urgente” per fare in modo che “nessuno resti senza casa”. “Nelle strutture del piano freddo- si legge nella missiva- hanno abitato in questi mesi disoccupati e lavoratori con redditi molto bassi ai quali l’unica alternativa percorribile è stata ricorrere a questa sistemazione, non avendo la possibilità di sostenere gli elevati costi degli affitti. Per questo oggi, nelle strutture del piano freddo, siamo a organizzare dei presidi, rifiutandoci di uscire, perché non c’è nessun luogo dove dobbiamo andare e dove possiamo abitare, e con la determinazione di chi non accetta di vedere calpestata la propria dignità”.

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