Si chiama indicatore di grave deprivazione materiale. E sta ad indicare quando una persona ha problemi per almeno quattro bisogni fondamentali. Avere una casa riscaldata è uno di questi bisogni e almeno sette milioni di abitanti che vivono in Italia, cioè l’undici per cento della popolazione residente, vive una grave deprivazione. Se osserviamo il dato di chi è in arretrato con i pagamenti per l’abitazione arriviamo al 14%. Eppure questo non è sufficiente per cambiare passo nelle politiche abitative pubbliche. Anzi si va avanti con le dismissioni, le vendite, gli aumenti d’affitto e il rincaro delle tariffe. Per non parlare dei mutui inaccessibili per prezzi che non accennano a scendere o della truffa delle case di edilizia agevolata fatte pagare a prezzi di mercato. Con il risultato che gli speculatori si permettono di tenere tanti alloggi vuoti che nessuno abiterà.
Solo a Roma tra sfratti esecutivi, minacce di sgombero e pignoramenti, che sono la conseguenza di una crisi profonda e di una precarietà devastante, i nuclei coinvolti sono più di diecimila. Se a questi aggiungiamo l’inquilinato alle prese con dismissioni, cartolarizzazioni, aumenti del canone di locazione spropositati, minacce di vendita a terzi e sfratto, vessati di enti privatizzati, fondazioni, casse e fondi pensione, banche ed assicurazioni, arriviamo a superare 50mila famiglie in forte allarme sociale. Oltretutto migliaia di giovani vivono con i loro genitori e non si affacciano sul mercato immobiliare, altrimenti il dato supererebbe quota centomila.
Chi si deve occupare di tutto ciò?
Il governo è pressoché inesistente e le forze politiche alla fine della legislatura Monti hanno dimostrato tutta la loro miseria affossando un provvedimento importante per migliaia di inquilini in attesa. Ora non ci sembra di scorgere segnali importanti e novità di cui rallegrarsi. Si parla solo dell’Imu e non si capisce nemmeno bene che fine farà questa gabella sulla prima casa. Andrebbe sicuramente gestita come tassazione progressiva sull’invenduto dei grandi costruttori e delle società immobiliari e non come prelievo su chi già sta pagando un mutuo per un alloggio acquistato con grandi sacrifici. Sarebbe anche giusto che siano le banche a pagare l’Imu fino a quando sono loro ad avere l’ipoteca sulla casa acquistata.
Le amministrazioni locali si lamentano di avere le casse in rosso e per questo devono mettere in vendita aree ed immobili dentro processi di valorizzazione che incrementano il consumo di suolo, nuove cementificazioni e consistenti devastazioni ambientali. Sicuramente non si prendono alcuna responsabilità e scaricano oneri e onori sul governo centrale. Abbiamo chiesto più volte atti di discontinuità che non sono mai arrivati, né con le amministrazioni di centrosinistra e meno che meno da quelle di centrodestra. Gli unici ad avvantaggiarsi sono i signori del mattone, le cooperative edilizie e la rendita immobiliare. Nonché le banche.
Il cambio della guardia alla Regione Lazio ci induce ad interrogare su tutto questo il nuovo governatore e lo facciamo nell’unico modo possibile.
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