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Umbria. Domani lo sciopero generale

Lo stato di crisi che sta attraversando l’Umbria,, la colloca per le sue dimensioni e popolazione come la terza regione più povera d’italia. Un paradosso per un territorio da sempre amministrato dal centro-sinistra e spesso indicatore di benessere e qualità della vita.

La chiusura e la minaccia di chiusura di siti produttivi piccoli, medi, grandi sta trasformando il territorio con cattedrali abbandonate nel verde (a volte inquinato, come le cattedrali nel deserto di sarda memoria), lasciando lavoratori e lavoratrici in balìa di se stessi, costretti a giocare la carte della denuncia sui giornali per chiedere aiuto, mancanti di un supporto sindacale che incida sulle loro vertenze o – quando ci sono – con i sindacati confederali a recitare la loro parte con mediazioni sempre al ribasso ai danni dei lavoratori/trici, con “contratti” stile Marchionne o proposte scellerate di contrapposizione tra padri e figli. Se poi va male vengono abbandonati a se stessi.

Il lavoro che si trova è sempre più precario e sottopagato nei settori turistici, annullando talvolta capacità professionali nell’industria e nella manifattura, acquistata con anni di passione che sarà perduta.

Aumentano sempre più gli sfratti involontari per la perdita di lavoro. Solo a Terni ormai c’è uno sfratto esecutivo ogni 50 famiglie e quelli esecutivi si aggirano intorno a 40 sfratti al mese con i comuni che non riescono ad intervenire anche per il patto di stabilità che impedisce ogni investimento (nel 2015 si prevedono 1300 sfratti, mentre nel prossimo triennio 2000 famiglie potrebbero restare senza alloggio – fonte cgil).

Sul piano sanitario, per quanto se ne sa, sono pochi gli ospedali con minaccia di chiusura, ma le strutture sanitarie vengono depotenziate. Per fare visite specialistiche ci vogliono lunghe attese e tanti km da fare per raggiungere le strutture (esiste un piano di intervento della regione –proposta di documento annuale di programmazione 2012-2015- che si articola tra la creazione di distretti sanitari, case della salute, rete ospedaliere, unico punto nascita su tre centrali operative – Umbria soccorso 118- per tutta la regione,”assegni di sollievo”a sostegno di malati di Sla, solo il nome fa brivido), ma tutto ciò prevede una crescente compartecipazione alle spese da parte di coloro che usufruiscono dei servizi. Di fatto si passa da un modello universalistico come servizio sanitario pubblico a un modello di universalismo selettivo che seleziona da un punto di vista delle risorse.
Su questo quadro è intervenuta inoltre la crisi di Umbria Mobilità con possibile vendita e tagli di 1’800’000 km (il7%) con l’isolamento di interi paesi, esuberi di personale, aumento tariffario e istallazione in tutte le 35 stazioni umbre (15 già disposte) di macchinette per biglietti, per ora solo con carta di credito,
Terni e dintorni come distretto industriale sono quelle che pagano maggiormente la crisi.
La situazione dell’Ast (ex ThyssenKrupp) sta mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, se ciò avvenisse sarebbe un colpo mortale per l’economia di tutto il territorio. Si tratta di 4mila dipendenti, in più con l’ indotto arriviamo a 30mila persone che rimarrebbero senza sussistenza economica, a Terni ora si gioca il futuro dell’acciaio in italia.
Non bastano certo le disponibilità del governo o i viaggi a Strasburgo di politici locali accompagnati dal nuovo segretario del Pd Epifani, per sentirsi ripetere che “le regole dell’europa non si cambiano e le leggi del mercato valgono anche per le imprese sane”, questo gioco lo hanno già fatto all’ Alcoa, all’Ilva, alla Fiat, a Finmeccanica etc.
bloccando lo smembramento per trovare il miglior offerente ma con nuovi contratti che ci proporranno il modello Marchionne.

Martedì 18 le tre confederazioni hanno dichiarato uno sciopero e una manifestazione a Terni per la vertenza Ast, dopo l’aggressione poliziesca di due settimane fa, finalizzata a chiarire che nessuna resistenza sarà tollerata. Per l’occasione si verificherà la sfilata delle celebrità da Landini a Epifani, e martedì arriverà anche la Camusso, con il compito di imbonire e tranquillizzare i lavoratori. Il commissario europeo Almunia ha dichiarato che secondo “l’ultimo documento contabile” di Ast, lo scorso anno ha chiuso con una perdita di 100 milioni di euro, salito quest’anno a 110. la conseguenza è presto detta: con queste perdite l’Ast diventa ogni giorno meno appetibile agli investitori esteri e nazionali….. e servono investimenti.

Un coordinamento di compagni e compagne del sud dell’Umbria, non concordando con la manifestazione e i contenuti di Cgil Cisl Uil ha deciso, ritenendo importante e indispensabile, di scendere in piazza insieme ai lavoratori con uno spezzone autonomo, con un proprio volantino condividendo la stessa rabbia e lo stesso destino comune, smascherando con le nostre forze l’inganno dei papaveri sindacali di turno.

Il volantino che verrà distribuito alla sciopero generale in Umbria

TERNI: IL CONFLITTO IN ATTO RICHIEDE L’ESPROPRIO, ALTRIMENTI SARA’ CHIUSURA E CI SARANNO I LICENZIAMENTI.

A Terni come tutti sanno, pochi giorni fa, un corteo di operai diretto ad occupare i binari della stazione è stato preso a manganellate dalla Polizia. Insieme agli operai, la violenta azione delle Forze dell’Ordine, ha portato al ferimento del Sindaco, intervenuto a mediare. Questo ferimento ha fatto emergere mediaticamente quello che tante altre volte è stato nascosto o camuffato, la repressione di ogni forma di protesta. Per la verità, anche stavolta si è tentato di nascondere i fatti, per l’esattezza dietro un ombrello, ma i danni di immagine per la vittima “illustre” (il Sindaco) degli effetti collaterali dell’operazione, sono rimasti.

Quella parte di città e di territorio che in questi anni ha cercato di difendere e creare il conflitto per non arretrare sui diritti sociali e del lavoro, scende in piazza oggi a fianco degli operai di Terni, pur consapevole che il sindacalismo confederale che ha indetto questa manifestazione è corresponsabile della devastazione sociale. E’ complice firmando contratti che rispecchiano il modello -Marchionne Pomigliano- che nulla hanno a che vedere con gli interessi dei lavoratori. Ultimo atto scellerato ormai del -non sindacato- è l’accordo con la Confindustria sulla rappresentanza che espellerà dai posti di lavoro ogni forma di sindacalismo conflittuale e di base.

Noi siamo qui, perché vogliamo essere dove stanno i lavoratori, per dire loro che non ci arrendiamo, per indicare l’unica strada possibile che può salvaguardare il posto di lavoro: espropriare subito gli (im)prenditori che comprano le fabbriche per chiuderle. Quindi non aderiamo alla manifestazione della triplice, alle sue parole d’ordine, ma come lavoratori che si stanno organizzando per resistere ci uniamo a coloro che lottano per difendere il posto di lavoro e la sua dignità, con noi ci sono studenti e giovani disoccupati che vedono quotidianamente negato il diritto al lavoro, allo studio, alla casa, alla mobilità, alla socialità, al futuro, prime vittime delle politiche antisociali del governo Letta, Berlusconi, Napolitano sotto i dettami della BCE.

Espropriare sotto gestione pubblica è l’unica proposta efficace per impedire il licenziamento di migliaia di operai che rischiano di essere messi in strada da chi come è stato dichiarato a Strasburgo “non modificherà l’Europa e le regole del mercato, che valgono anche per imprese sane” (costruite su misura per agevolare le operazioni dei grandi gruppi industriali, bancari e finanziari) che utilizza, per realizzare l’idea che sta dietro al progetto che ha portato all’acquisto dell’ex Thyssen: comprare una fetta di mercato per i suoi stabilimenti chiudendo gli impianti di Terni.

Mentre in Turchia la difesa di un giardino pubblico ha incendiato il paese, perché l’attentato alla vita di migliaia di operai all’AST di Terni come alla INDESIT di Fabriano e Caserta, all’ILVA di Taranto, all’ALCOA nel Sulcis, alla ex POZZI a Spoleto, alla MERLONI a Nocera, ai lavoratori di Umbria Mobilità (1.800 km tagliati e intere località isolate) a Terni, uno sfratto ogni 50 famiglie e 5 attività produttive che chiudono ogni giorno in Umbria… non può dar luogo ad un grande movimento di lotta contro i licenziamenti e il massacro sociale che ne consegue?

Riflettiamo sulla forza che abbiamo, mettiamola in campo, non lasciamola dispersa, in balia di chi governa i rapporti sociali, con i licenziamenti, la disoccupazione e le forze di polizia.

LA SOLA FORZA CHE ABBIAMO E’ LA NOSTRA LOTTA

ciclostilato in proprio in via del Lanificio 19 A – Terni

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