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Prepararsi al conflitto in autunno

Roma, venerdi pomeriggio. L’occupazione di viale delle Province – un moderno palazzo che ospitava degli uffici dell’Inps – ha ospitato una affollata assemblea popolare. Vi si incontrano le figure sociali che ormai da mesi animano la nuova generazione del movimento di lotta per la casa: immigrati, giovani coppie italiane, studenti e studentesse universitari. Con due Tsunami tour, il primo il 6 dicembre, il secondo il 6 aprile, hanno occupato una ventina di edifici e in moltissimi di questi hanno resistito agli sgomberi consolidando le occupazioni, il coordinamento reciproco, le attività interne e le iniziative di lotta esterne. L’ultima è stata la giornata nazionale del 18 giugno scorso contro gli sfratti e per la moratoria che ha portato l’azione fin dentro gli Unep, le sezioni dei tribunali civili che si occupano degli sfratti.

L’occupazione delle case non risolve solo il problema di avere un tetto sulla testa, ma produce anche un recupero di reddito che prima finiva nelle tasche dei proprietari, degli enti o delle banche. “Gli sportelli territoriali sono sommersi dalle richieste di venire ad occupare o di picchetti contro gli sfratti. Come crescere e produrre altri risultati?” si è chiesto Paolo Di Vetta dei Blocchi Precari Metropolitani aprendo l’assemblea. “Con lo tsunami abbiamo posto il problema della casa ma anche quello del reddito, dell’aumento delle tariffe e della qualità della vita generale”. L’obiettivo è quello di arrivare ad una grande manifestazione nazionale per il prossimo 19 ottobre che raccolga tutte le istanze del conflitto sociale contro le misure del governo, i diktat europei, la rendita finanziaria. “La lotta per la casa parla lo stesso linguaggio dei No Tav in Val di Susa o dei No Muos in Sicilia, è una difesa del territorio contro il suo sfruttamento” ha sottolineato Di Vetta. Quindi una manifestazione che non nasca con il solito comitato promotore che si aggrega su quella data e poi basta ma un percorso convergente di conflitto sin da adesso.

Subito dopo è Guido Lutrario della Usb a prendere la parola. Ricorda come la data del 19 ottobre avanzata dai movimenti di lotta per la casa sia stata accolta e rilanciata dal recente congresso della Usb a Montesilvano. “In Italia deve accadere quello che è accaduto negli altri paesi europei come la Spagna e che adesso accade in Turchia e in Brasile, dobbiamo creare una aspettativa concreta alla voglia di ribellarsi della gente”. Lutrario annuncia che a breve nei sindacati di base e conflittuali si sta discuterà una proposta di sciopero generale per l’autunno e che potrebbe in qualche modo incrociarsi con la mobilitazione annunciata dai movimenti di lotta per la casa. “Una o più giornate di lotta con l’occupazione delle piazze e un manifesto comune per il cambiamento sociale del paese”.

Luca Fagiano del Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa sottolinea come il movimento di lotta per l’abitare non può prendersi da solo la responsabilità per tutti nell’agire il conflitto sociale. “La sfida è aggiungere alle lotte territoriali e per i beni comuni qualcosa che dia una spinta generale per impedire il saccheggio delle nostre vite”. Luca evoca tra gli applausi la contraddizione tra il dogma della legalità – anche quello “grillino” – e l’illegalità di massa che spesso diventa soluzione dei problemi e affermazione di giustizia.

Nel dibattito si aggiungono gli interventi di Fabrizio Nizzi di Action che indica la necessità di affiancare alle lotte anche una proposta politica. Si alternano poi gli interventi delle nuove generazioni e della nuova dimensione della lotta per il diritto all’abitare come quello di Francesco uno studente universitario dell’occupazione dello studentato “Degage” che rivendica il fatto che la lotta paga anche sul piano delle occupazioni abitative studentesche che segnano una azione di contrasto della speculazione abitativa sugli studenti. Interviene poi un’altra occupazione giovanile come “Alexis” dedicata allo studente greco ucciso dalla polizia nei mesi precedenti all’inizio del grande conflitto contro i diktat della Troika.

Quando avviene in Turchia o in Brasile viene evocato un po’ in tutti gli interventi. Una sorta di staffetta ha visto il conflitto passare dai paesi Pigs dell’Europa ai paesi emergenti, i Brics. Nei primi si cerca di difendere diritti sociali che vengono pesantemente attaccati dai diktat europei, nei secondi la crescita economica ha creato aspettative sociali crescenti ma disattese dalla permanenza dentro i meccanismi della finanziarizzazione.

Tutti d’accordo sulla manifestazione nazionale del 19 ottobre, a patto che la sua costruzione e la sua realizzazione non segua una certa liturgia che in qualche modo ha caratterizzato le manifestazioni dell’autunno. Un primo passo è fatto, si tratta di andare a verifica sulla sua costruzione.

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1 Commento


  • Dario

    E’ da mò che siamo preparati ma i vari “comandanti” non danno ordini. Vi decidete a dare un’indicazione condivisa tra USB, RdB, Cobas, Orsa, Snater ecc… includendo anche i soggetti politici da Ross@ a CSP-PC, SC, ciò che resta di PRC, PCL ecc. ecc.. ??????
    Siamo i pagliacci-crumiri non più solo d’Europa ma del mondo intero.

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