Tutti in terra per impedire ai camion il transito, inizia cosi lo sciopero dei lavoratori della logistica venuti da tutta italia per protestare contro le politiche della Granarolo leder in Italia di prodotti caseari e latte e di attività antisindacali per eccellezza e di sfruttamento dei lavoratori in conto terzi.
Prima hanno vergato con la vernice bianca,sui muri della fabbrica, la scritta “Granarolo ladri” poi hanno resistito anche alla polizia antisommossa che hanno cercato di smuoverli dal terreno e dalle loro intenzioni nel difendere i 41 operai che la Granarolo ha fatto licenziare dalla Sgb, cooperativa di subappalto, “per aver scioperato contro un taglio del 35% alla loro busta paga”.
Nelle motivazioni date dagli scioperanti c’è tutta l’essenza della loro lotta; “Oggi siamo qui perché, assieme ai nostri compagni, mandati via per aver osato protestare quando hanno visto calpestati i propri diritti, vogliamo dire basta allo sfruttamento che tutti i lavoratori della logistica sono costretti a subire: lavoriamo dodici ore al giorno e siamo pagati una miseria. Per di più, quando cerchiamo di far valere i nostri diritti, ci cacciano come fossimo animali. Basta, non possiamo più accettarlo”.
Dall’altro fronte viene,quello padronale,viene giustificato il licenziamento con la decisione suffragata dalla Commissione di Garanzia, che nei giorni scorsi ha dichiarato che “i prodotti Granarolo sono ‘essenziali per la collettività’ quindi “lo sciopero nella logistica deve essere regolamentato e, di fatto, i licenziamenti sono giusti”, come se fossimo in guerra ed i bambini non potessero fare a meno per la propria sopravvivenza del “latte della lola”, sed lex dura lex anche se scritta da chi difende sempre i padroni e appoggiata dai sindacati cagnolilini, Cgil, Cisl e Uil che assieme ai dirigenti di Granarolo e Sgb, hanno stilato un’accordo che non comprendeva l’unica clausola che gli operai della logistica volevano sottoscrivere: il reintegro nel loro posto di lavoro.
Gli operai sostengono che l’accordo dei confederali è irregolare. “Potevamo anche accettare la cassa integrazione, sebbene ingiusta, ma sulla base delle condizioni espresse da Sgb è ovvio che sia solo un mezzo per liberarsi dei lavoratori. Noi rivendichiamo solo due diritti: quello di un salario equo, e la dignità. La sinistra bolognese ne parla spesso, eppure le cooperative emiliano romagnole sono tra le peggiori, in termini di diritti”.
Storie di una terra dove la sinistra fù.
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