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Il linguaggio del regime di Marchionne

Oggi in Val di Sangro si è assistito alle prove generali di Fiatopoli, la fabbrica-caserma pensata e voluta da Marchionne. L’arrivo del manager della Fiat salutato dagli applausi di quelli che lavorano in fabbrica. Ma agli operai e alle operaie che dovevano intervenire era stato distribuito il testo che dovevano leggere. “Speach nuove generazioni”, questo il titolo del vademecum al quale gli operai potevano aggiungere solo il proprio nome, quello dei genitori o dei figli che lavorano, come loro, nella fabbrica e che ne deve celebrare i fasti. Una iconografia da regime, esattamente quello che Marchionne ha in testa per le fabbriche del ciclo Fiat.  Lo stabilimento della Fiat Sevel in Val di Sangro occupa 6.200 lavoratori e altri 4 mila occupati nell’indotto. Ad accogliere Marchionne c’erano i vertici istituzionali della Regione Abruzzo, il presidente Gianni Chiodi, il presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano, il prefetto di Chieti, Fulvio Rocco De Marinis e l’arcivescovo di Chieti, monsignor Bruno Forte. Presente anche tutto il gotha sindacale abruzzese (cioè i firmatari del contratto Fiat Fim-Cisl, Fismic, Uilm-Uil, Ugl), tra i primi arrivati il segretario nazionale della Uil Luigi Angeletti. Non c’era la Presidente della Camera Boldrini che ha declinato l’invito a mettersi sul tappetino di fronte a Marchionne.

Fuori dai cancelli il clima era completamente diverso. I lavoratori della Sevel aderenti alla Usb ma anche delegazioni di operai da Pomigliano, dalla Irisbus e da Melfi, operai che raccontano una storia e una realtà completamente diversa. Con loro anche i giovani del centro sociale “arrembaggio”. In fabbrica c’era anche il vescovo (non quello di Nola ovviamente) che è poi uscito a parlare con gli operai che erano fuori.

A un certo punto con un blitz sono riusciti a penetrare oltre uno dei cancelli della fabbrica. Prontamente è intervenuta la polizia che ha bloccato i lavoratori, anche quelli che alla Sevel ci lavorano.

Qui di seguito il comunicato della USB della Sevel

È in corso di fronte ai cancelli della Sevel di Atessa un presidio dell’USB, indetto  in  occasione della visita di Marchione, a cui stanno partecipando anche delegati degli stabilimenti FIAT di Pomigliano, di Melfi, e della Irisbus di Avellino.

Gli operai protestano contro l’organizzazione del lavoro targata FIAT, una fabbrica-caserma dove vengono negati i diritti e la rappresentanza sindacale, in spregio alla Costituzione e allo Statuto dei Lavoratori.

La realtà denunciata dai lavoratori è ben diversa da quella descritta nello “Speach nuove generazioni”, la velina scritta dalla Fiat ed assegnata ad alcuni operai e ai loro figli candidati a leggere il panegirico aziendale alla presenza dell’ad Marchionne.

Nello specifico della Sevel, considerando il solo primo semestre 2013 si sono verificate 18 giornate di stop produttivo, con utilizzo di entrambe le annualità di ferie, Permessi Annuali Retribuiti dei lavoratori e parziale ricorso alla Cigo, mentre è consuetudine aziendale fare ricorso  al lavoro straordinario al sabato ed alla domenica precedenti e successivi ai periodi di cassa integrazione.

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