Sono almeno 5mila le persone che partecipano a Fabriano alla manifestazione nazionale contro il piano di riorganizzazione di Indesit Company, un numero, affermano i sindacati, “superiore alle nostre aspettative”.
“Lavoro, lavoro” é lo slogan che si leva più spesso contro il piano di riorganizzazione di Indesit Company dal corteo che è sfilato a Fabriano. Non ci sono solo tute blu: i lavoratori hanno portato con sé le famiglie, i bambini e qualcuno anche il cane. C’è anche chi si commuove e si mette a piangere, come una signora che dice: “Io sono del settore pubblico ma sono qui perché qui è in gioco il futuro di Fabriano, il futuro dei nostri figli”.
Al termine del corteo, gli operai hanno tentato di forzare l’ingresso dell’azienda per entrare; sul posto ingenti forze di polizia per impedire che i lavoratori entrino nella loro fabbrica.
Due giorni fa c’era stata un’iniziativa addebitata al centro sociale Fabbri. All’imbocco della via privata che porta alla residenza fabrianese di Bellaluce della famiglia Merloni, proprietaria di Indesit; Indossando tute e maschere, gli attivisti avevano posizionato del letame in mezzo alla strada. Piazzato anche uno striscione con la scritta ‘Chi semina deserto raccoglie m….’.
“Non licenzieremo nessuno”. Con queste parole esce allo scoperto Antonella Merloni, presidente di Fineldo la cassaforte di famiglia di Indesit. Proprio lei, una dei quattro figli di Vittorio Merloni, è la prima esponente della proprietà a parlare 36 giorni dopo quel comunicato sul ‘piano esuberi’ che ha gettato nello sconforto i 4.300 lavoratori degli stabilimenti italiani del gruppo.
“L’attenzione – sono le parole della Merloni riportate attraverso un comunicato – da parte della famiglia Merloni ai territori dove Indesit opera è, come da tradizione, altissima. Lo è sia per Fabriano, dove Indesit è nata, conserva e manterrà la sua sede centrale, le attività di ricerca e sviluppo e parte della produzione, che per Comunanza e Caserta, dove l’azienda produce e continuerà a produrre elettrodomestici”.
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Daniele
C’è ancora qualcuno (forse CGILCISLUIL?) che crede alla “rassicurazioni” dei “prenditori” italiani?