Alla compagna Maria Elena Muffato, attivista della Rete 28 Aprile, è stata recapitata una lettera di espulsione dalla Fisac/Cgil con l’accusa di essere una militante dei Carc.
Attraverso un laconico e burocratico comunicato, firmato dai dirigenti regionali della categoria e dal segretario confederale campano, Franco Tavella, consegnato a mano alla compagna Maria Elena, si è conclusa una vera e propria fase di persecuzione politica che da alcuni mesi attanagliava e condizionava la quotidiana azione sindacale della compagna.
Il lavorio di autentica criminalizzazione di Maria Elena si è scatenato all’indomani dello scorso Primo Maggio quando un corteo di lavoratori, precari ed attivisti di centri sociali e comitati contestò il comizio farsa di Cgil, Cisl e Uil richiedendo, a gran voce, che venisse data la parola dal palco ai delegati dei cassaintegrati di Pomigliano d’Arco e ai rappresentanti dei comitati che si battono contro la devastazione ambientale di Bagnoli e dell’intera area flegrea.
Da quella contestazione – oltre alle 15 denunce alla Polizia ed alla Magistratura sporte dai tre segretari di Cgil, Cisl e Uil – è stato formalmente aperto un dossier contro la compagna Maria Elena fino alla configurazione di una modalità di repressione del dissenso interno che si è concretizzata con l’attuale espulsione dalla Cgil.
Questi i fatti, non inediti per la verità, simili però ad altre vicende consumatesi nei mesi scorsi in altre città d’Italia contro aderenti alla Rete 28 Aprile o, semplicemente, contro attivisti sindacali che non hanno voluto disciplinarsi coattivamente all’attuale corso politico della Cgil.
A Maria Elena Muffato e alle compagne ed ai compagni della Rete 28 Aprile và la solidarietà umana e politica di quanti, nei posti di lavoro, nei territori e nell’insieme della società, sono impegnati, a vario titolo, nelle dinamiche del conflitto e del protagonismo sociale.
La denuncia di questo ulteriore comportamento autoritario va socializzata ai lavoratori tutti mostrando il carattere di subalternità culturale e politica verso i dogmi del mercato, del complesso delle compatibilità capitalistiche e dell’allineamento con Cisl e Uil che la Cgil mostra in ogni sua azione.
Particolarmente in Campania l’espulsione di Maria Elena Muffato assume un profilo grave alla luce della palese integrazione della Cgil nei dispositivi e negli assetti affaristici e speculativi attinenti tutte le forme della governance politica, economica ed amministrativa che, per decenni, ma ancora oggi registrano la attiva compresenza di questa organizzazione.
Un ennesimo campanello di allarme verso cui occorre reagire collettivamente.
Da alcuni mesi le espulsioni di lavoratori e delegati dissenzienti non sono più episodiche o eccezionali manifestazioni di una intollerabilità della Cgil verso il dissenso interno.
L’annullamento organizzato di tutte le aree critiche interne (almeno di quelle che, coerentemente, danno battaglia politica e non quelle che costitutivamente hanno scelto di interpretare la funzione “dell’opposizione di sua maestà”), il sostegno alla stragrande maggioranza dei provvedimenti governativi e dell’Unione Europea, la firma a protocolli ed atti che avviano, come nel caso del recente Accordo del 31 Maggio, ad una maggiore integrazione della forma sindacato al complesso degli interessi dell’Azienda/Italia e del capitalismo tricolore, sono punti di non ritorno della parabola politica della Cgil.
Molti lavoratori e compagni che – illusoriamente – continuano ad alimentare aspettative circa una possibile inversione di rotta di questa organizzazione devono prendere atto di questa situazione e trarne le dovute conseguenze sul piano politico e, soprattutto, organizzativo.
Attardarsi in riti e codici comportamentali oramai esauriti e fuori tempo politico suona come una offesa all’intelligenza ed alla dignità di questi compagni. Sotto i nostri occhi (almeno di chi vuol vedere) è dispiegato il fallimento di tutte le opzioni che, nel corso degli anni, hanno ritenuto di poter modificare e/o condizionare il corso politico della Cgil.
Anche la telenovela Landini, specie con la convinta sottoscrizione dell’Accordo del 31 Maggio e con l’atteggiamento assunto in alcune significative vertenze aziendali, mostra il proprio esaurimento e il sostanziale allineamento verso le posizioni della Camusso.
L’accentuarsi dei fattori di crisi, l’intensificazione dell’offensiva padronale e governativa contro i lavoratori e i ceti popolari, i reiterati diktat della Troika richiedono la messa in campo di una qualificata ed adeguata opposizione politica e sociale.
L’indipendenza e l’autonomia dovranno essere, necessariamente, l’alfa e l’omega di questa intrapresa collettiva che, come è evidente, troverà la Cgil collocata dall’altra parte del nostro schieramento.
L’invito, quindi, anche all’indomani di vicende repressive, come quelle contro Maria Elena, è quello di rompere gli indugi e la subalternità ad una impostazione politica e sindacale suicida.
Certo comprendiamo lo stato d’animo di molti compagni che hanno speso una vita di impegni dentro la Cgil e che, oggi, devono amaramente prendere atto di questa immodificabile situazione.
Ma la strada della costruzione di un sindacato – o meglio di una moderna azione sindacale – conflittuale, di classe, metropolitana e meticcia può essere un impegno per il prossimo periodo per cui vale la pena di impegnarsi e lottare.
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Giuseppe Aragno
Poche parole. Solidarietà incondizionata alla compagna, anzitutto; un’esortazione, poi, se me lo consente: tenga custodisca tra le sue carte la comunicazione. Non è solo un titolo di onore, di cui dovrà andare orgogliosa, ma un documento storico prezioso per gli storici intellettualmente onesti che domani ricostruiranno questo nostro tempo. Si vedrà chiaro, allora, che contro i lavoratori e la democrazia, prima del padronato, s’è schierata la Cgil, un sindacato nato male, vissuto peggio e ridotto, infine, a pilastro del neocorporativismo.
Daniele
L CGIL collaborazionista di Susanna Camussa, socialista craxiana, è come il Governo di Vichy nella Francia occupata nel periodo 1940 -1944.
Camillo Coppola
Allora é vero che dalle ceneri del fascismo é ritorto il
S.U.F. Sindacaco Unico Fascista