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Cariche a Parigi, si manifesta solo con il regime

La prima dimostrazione di cosa sia lo “stato d’emergenza”, quella “sospensione della democrazia per difendere la democrazia” che ci stanno vendendo come il giusto rimedio all'”attacco del terrorismo”.

Ieri a Parigi, per l’inizio del cosiddetto vertice sul clima, erano previste due manifestazioni, entrambe vietate in base all'”emergenza terorrismo”. E dal giorno precedente 24 miltanti ecologisti erano stati in stato di fermo preventivo. Una organizzata dal potere stesso – sotto la sigla di comodo Avaaz – che si è trasformata senza problemi in una distesa di scarpe in terra e una “catena umana” di qualche migliaio di persone, in contemporanea con altre decine di manifestazioni appena più povimentate (qualche centinaio di metri di corteo) svoltesi in altre città del mondo sotto l’identica regia, motivazione e composizione sociale. Di fatto, manifestazioni di appoggio alla conferenza e ai governanti del pianeta, perché trovino “davvero” un accordo per la riduzione delle emissioni nocive che contribuiscono ad innalzare le temperature globali, avvicinando quei due gradi medi in più che gli scienziati hanno determinato come il “punto di non ritorno” per trasformazioni catastrofiche dell’ambiente e quindi anche delle società umane.

L’altra, fatta soprattutto di giovani antagonisti, in pratica non è neanche iniziata, perché la polizia in assetto di guerra ha immediatamente caricato, manganellando a più non posso (in mancanza dell’Isis si sfogano così), spruzzando gas uticanti in quantità ndustriali e procedendo a 341 fermi (317 dei quali convalidati). Da questo lato della barricata, nessuna fiducia nei governanti al servizio degli interessi delle multinazionali, per nulla interessati alla risoluzione dei gravissimo problemi globali, ma univocamente pronti a misure di facciata che garantiscano la continuazione del business as usual ma con una patina di “responsabilità ambientalistica”.

Da sottolineare, in chiave di politica interna, la reazione fetente ma unanime di tutti i giornali italiani, qui recensita da un giovane ma già scafato compagno:

Il giornale: sfregio ai morti di Parigi.

corriere della sera: gli scontri e l’offesa alle vittime.

repubblica: clima giorno di guerriglia a Parigi.

la stampa: il vertice di Parigi ostaggio dei violenti.

il messaggero: gli scontri della vergogna.

il gazzettino: anche i noglobal feriscono Parigi.

la gazzetta del mezzogiorno: Parigi domenica infernale. sottotitolo: distrutti i fiori e lumini, devastata la piazza-memoriale della strage

Le prime pagine dei giornali italiani vincono tutte il premio ‪#‎porcaddio‬ per la disinformazione e la menzione al merito “il volo dell’avvoltoio”. Coloro i quali scrivono tali titoli, si “scordano” di scrivere anche che nei giorni precedenti il corteo di ieri, 26 attivisti parigini sono stati messi agli arresti domiciliari. Lo stato d’emergenza che dovrebbe servire a combattere l’isis a quanto pare è servito un sacco contro le lotte sociali. Hollande e co. Combattono la loro “guerra di civiltà” in difesa della democrazia contro lo stato islamico, attuando delle leggi che di democratico non hanno proprio niente.

Pietosa poi è questa pippa bestiale sui lumini e sui fiori danneggiati durante gli scontri. Io mi chiedo, ma chiudere 5.000 e passa persone in una piazza, gasarli, urticarli ecc, vi sembra il modo migliore per evitare che “il mausoleo” venga danneggiato? A parte che si vede molto bene in un video di fanpage.it come la celere parigina quei fiori li calpesta senza porsi troppi problemi. I vari gestori del “cordoglio di stato” passerebbero sopra il cadavere di chiunque per affermare la loro ragione.

Massima stima e solidarietà a chi ieri in Place de la Republique ha rotto i divieti e sfidato i tutori dello stato di emergenza (nonché massimi diffusori di abusi di polizia nelle banlieue) e a chi è stato fermato/arrestato.

Dall’empasse della paura si esce solo con la lotta.

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