La Camusso il 10 gennaio ha firmato insieme a Bonanni, Angeletti e Squinzi il regolamento dell’accordo del 31 maggio 2013. Attraverso questo patto intenderebbero sostituirsi alla legge e alle indicazioni emerse nell’ultima sentenza della Corte Costituzionale, interpretando la rappresentanza sindacale come “cosa loro”, riducendo pesantemente i livelli già scarsi di democrazia sui posti di lavoro e l’esercizio del diritto di sciopero.
Landini, che ha approvato l’Accordo del 31 maggio scorso ed anzi lo ha rivendicato in più occasioni, sa bene che il regolamento del 10 gennaio non fa altro che tradurre in regole i principi contenuti nel precedente accordo, ma oggi sembra sorpreso ed indignato.
Ma Landini ……”ci sei o ci fai”?
Se non si è accorto che il 31 maggio disegnava un sindacato oltre che collaborativo anche connivente con le controparti per quanto riguarda l’attacco alla democrazia e al diritto di sciopero, in un quadro discriminatorio che riserva la rappresentanza sindacale solo a CgilCislUilUgl, allora non può fare il sindacalista.
Se invece era pienamente cosciente di ciò e non ha fatto nulla dopo quel famigerato accordo del maggio scorso e oggi protesta strumentalmente, allora a che cosa mira? Ad aggiustare il tiro contro la Camusso per ottenere qualche cosa e qualche posto in più nel Congresso o nelle segreterie Cgil?
In entrambi i casi sappiano Landini e la Camusso che i lavoratori e primi fra tutti gli iscritti alla Cgil, stanno aprendo definitivamente gli occhi: quel sindacato è irriformabile, immutabile ed irrecuperabile alle ragioni del lavoro e conseguentemente va abbandonato.
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