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Bancari in lotta per il contratto

Le cose vanno male anche tra i bancari, che una volta venivano ritenuti “a prova di crisi”. E anche in questo settore si sviluppa sia la lotta che un sindacalismo indipendente. Senza snobismi, ecco la posizione di Unisin sul merito della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro.

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Oggi 3 marzo si è svolto a Roma, presso l’Abi, il primo incontro avente ad oggetto il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro del settore del credito.

“Le posizioni sono molto lontane, è necessario ripensare interamente al ruolo delle banche nel nostro Paese” dice Sergio Mattiacci, vicesegretario generale di Unità Sindacale Falcri Silcea (Unisin).

“Le banche – afferma Mattiacci – devono tornare a sostenere la crescita delle attività economiche del Paese attraverso l’individuazione di un modello di servizio e distributivo che consenta di soddisfare le reali esigenze dei territori, delle imprese e delle famiglie, abbandonando definitivamente le attività con carattere meramente finanziario-speculativo, che hanno contribuito ad un sostanziale impoverimento del tessuto economico e produttivo, facendo così da amplificatore degli effetti della crisi. Vogliamo che i bancari tornino ad essere l’elemento centrale delle banche, perché è la professionalità dei lavoratori del credito il vero strumento per tornare a dare alla clientela risposte concrete, personalizzate, realmente aderenti alle necessità delle imprese e delle famiglie”.

Unisin sottolinea che “il management sin qui purtroppo ha dimostrato di non saper mettere in atto i correttivi indispensabili ad affrontare la lunga recessione, riproponendo soluzioni basate quasi esclusivamente sulla progressiva compressione dei costi del personale, mortificando la forza lavoro invece di esaltarne le capacità di adattamento e l’alta professionalità”. “Le banche – afferma Unisin – sembrano volersi poggiare su un paradosso assurdo: siamo di fronte ad un settore in forte crisi dal lato della produttività che cerca di porre rimedio attraverso una politica che, di fatto, incentiva l’allontanamento della clientela dai punti vendita esistenti.

“Quanto all’analisi di Abi in merito all’andamento del costo del lavoro e alla presunta maggiore incidenza dello stesso rispetto a quello rilevato sui diretti competitor europei – sottolinea Unisin -, sarebbe interessante soffermarsi sulla rilevanza di voci quali i compensi al management e top management e le politiche di incentivazione adottate dalle banche. Rigettiamo pertanto in toto le valutazioni di Abi che vedrebbero i bancari ancora una volta come unici soggetti chiamati a dover pagare per consentire la sopravvivenza o il rilancio del settore”.

Sul fronte dell’occupazione, Unisin “riafferma la necessità di una convinta lotta alla precarietà, che non può che passare dall’adozione di politiche di assunzione e dall’introduzione di meccanismi di protezione del rapporto di lavoro dei lavoratori non stabilizzati, come ad esempio apprendisti o tempi determinati”.

“Ora – conclude Unisin – la parola passa ai lavoratori, che, ne siamo certi, faranno sentire in maniera forte e chiara la necessità del recupero della loro professionalità e della dignità dei loro salari”.

 

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