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Strage di Viareggio: il congresso Cgil comincia male e continua peggio

Ancora prima di iniziare, le premesse per il XVII Congresso della CGIL erano già pessime. Fra gli ospiti delle “Giornate del lavoro” – la tre giorni di dibattito che aveva preceduto l’inizio del congresso vero e proprio –  avevano sfilato in passerella Maurizio LupiGiuliano Poletti e (dulcis in fundo) Mauro Moretti.

Tre personcine ammodo: il primo artefice del decreto che taglia le utenze a chi occupa una casa, il secondo padrino del Jobs Act, il provvedimento che ratificherà il precariato a vita, e il terzo imputato per la strage alla stazione ferroviaria di Viareggio, e dunque promosso dai vertici del gruppo FS a quelli di Finmeccanica. Una promozione consona al nuovo stile della meritocrazia renziana: al timone dell’industria bellica di Stato è bene, infatti, metterci uno che di stragi se ne intende.

A quanto pare, di invitare Moretti la CGIL non ne può proprio fare a meno. Già ci aveva provato il 2 aprile a Firenze al Congresso nazionale della Filt, ma l’incazzatura dei viareggini le aveva consigliato di desistere per “evitare possibili tensioni estranee al congresso”. Le “tensioni” in questione avevano il nome dei famigliari delle vittime della strage, poco inclini a digerire il fatto che a Moretti, prima ancora dell’inizio del processo che lo vede imputato, si dia una sostanziale assoluzione morale e politica.

Forse trovavano singolare che tanta accondiscendenza provenisse da un sindacato che nel processo per la strage di Viareggio si era costituito parte civile, e che in quella sede proprio contro Moretti avrebbe dovuto (teoricamente) scontrarsi.

Forse trovavano singolare che si invitasse l’AD di FS a fronte dei 43 ferrovieri morti sul lavoro dal 2007, e dei 70 milioni di euro (certificati dalla Corte dei conti) tolti alla sicurezza ferroviaria dal 2007 al 2009, anno della strage. Alla fine dello stesso anno, la Corte registrava che il progetto Rete Alta Velocità aveva raggiunto un avanzamento contabile complessivo prossimo al 90%.

Il 2 aprile a Firenze i famigliari riuscirono ad intervenire al Congresso Filt, un diritto di parola ottenuto non senza fatica. Una sorta di “privilegio”, accordato solo ai “famigliari certificati”, e non a Riccardo Antonini, il ferroviere licenziato per aver assunto nel processo per la strage il ruolo di perito di parte proprio per conto della CGIL stessa. Bella dimostrazione di solidarietà e vicinanza nei confronti di un collega che ha pagato duramente la coerenza delle sue scelte !!!

La contestazione fiorentina aveva comunque raggiunto un bel risultato politico, dissuadendo la partecipazione di Moretti.  Sembrava sufficiente come monito per il futuro.

Ma evidentemente “no Moretti, no congress”. L’invito a lui rivolto non era una svista, un errore di percorso, ma una scelta consapevole da reiterare anche al pre-congresso nazionale della confederazione, fottendosene anche della decenza formale o del senso di opportunità.

E così a Rimini Moretti è stato ricevuto alla stregua di un ministro, forse perché rispetto ad un ministro il suo potere conta e dura di più.  

Nessun invito, invece, per chi il 29 giugno del 2009 ha perso le persone amate, polverizzate dall’esplosione, sepolte dai crolli, soffocate dai fumi o bruciate vive. Peccato che quelli dell’associazione “Il mondo che vorrei”/Assemblea 29 giugno siano gente cocciuta, e si son presentati lo stesso, “armati” delle foto dei loro cari, di parole pesanti come pietre e della loro dignità. Dignità da giganti se contrapposta alla farsa oscena di un sindacato che si genuflette con convinzione al potere che dovrebbe combattere. Dignità e autorevolezza che non sono bastate, però, ad indurre i vertici cigiellini ad accoglierli dentro le loro assise a numero chiuso, a tributargli il rispetto e il calore che meritano.

Fuori dalle porte della sala dell’Arengo e del palacongressi di Rimini, i famigliari si sono ritrovati a volte in buona compagnia, affiancati dalle contestazioni del centro sociale Paz contro Poletti (a sostegno dei lavoratori sfruttati dalle coop) e dal presidio dell’opposizione CGIL/il sindacato è un’altra cosa.

A volte, invece, le loro parole amplificate al megafono si sono disperse nel vuoto, nel vuoto dei cervelli e delle coscienze di congressisti indifferenti, impegnati piuttosto a cazzeggiare all’esterno della sala, prima di sciamare (una volta concluso l’intervento della Camusso) in direzione mare.

In questo clima surreale, dopo alcune ore di presidio i viareggini hanno deciso che era tempo di lasciare la farsa ai suoi attori. Non prima di aver ringraziato per “l’ospitalità ricevuta” e di aver ribadito che, a questo punto, non gli interessa la presenza al processo della Cgil nazionale come parte civile.

Quella che segue è una breve cronaca delle giornate riminesi:

“Oggi 4 maggio il presidio a Rimini dalle ore 13.30 alle ore 16.30 davanti alla sede dove si tiene un Convegno Cgil sul lavoro al quale è stato invitato Mauro Moretti. Da Viareggio siamo partiti una ventina tra familiari dell’Associazione Il mondo che vorrei e membri di Assemblea 29 giugno. L’informazione sulla strage del 29 giugno 2009 continua … Molte persone si sono fermate per sapere, diverse Tv locali e regionali hanno ripreso il presidio, le foto, gli striscioni. Diffusi 300 volantini.

Al presidio si sono uniti una decina di giovani del posto ed alcuni lavoratori presenti.
Moretti è entrato di nascosto, il ministro Lupi si è fermato alcuni minuti per rispondere alle domande ed alle richieste dei familiari. Ovviamente, anche lui non sa le cose …
La segreteria nazionale Cgil ha chiesto un incontro. Si è presentata una componente, Lattuada, ed anche lei ha detto che non sa bene le cose …
Il più grave disastro ferroviario dal dopoguerra con 32 Vittime e loro, dopo 5 anni, ancora non sanno (!?)”.
 Inoltre, la segretaria nazionale ha detto che (al momento) non vi sono le condizioni per un intervento come richiesto dai familiari per martedì 6 maggio al Congresso nazionale.
Abbiamo deciso di mantenere e quindi essere presenti al presidio del 6 maggio.”
“Dopo il presidio del 4, partiti da Viareggio in 13 tra familiari del “Mondo che vorrei” e componenti di Assemblea 29 giugno, per un presidio dalle 10 circa alle 16 davanti al Palacongressi dove si è svolta la prima giornata del Congresso Nazionale della Cgil al quale si sono aggiunti alcuni lavoratori e lavoratrici. Abbiamo distribuito centinaia di volantini, sia Riccardo che Marco sono intervenuti col megafono prima dell’inizio dei lavori, quando fuori erano presenti decine e decine di funzionari e delegati Cgil.
Nonostante le richieste anche formali dei familiari, la direzione nazionale della Cgil (con la Camusso, evidentemente) ha deciso di non farli intervenire, adducendo come motivazioni la mancanza dei tempi e la “scaletta” piena! Abbiamo assistito a tempi dilatatissimi, ai
lavori iniziati tardissimo, e al rientro dopo il pranzo altrettanto ritardato; niente giustifica il rifiutare ai familiari un intervento di “10 minuti 10″, se non il fatto che certe cose non si devono dire e non si vogliono ascoltare.
Prima di andare via, interventi per “ringraziare” la Cgil e la sua direzione, con interventi precisi, forti ma anche toccanti. Più volte è stato ribadito che a questo punto ai familiari non interessa che la Cgil Nazionale sia parte civile al Processo.
Marco ha letto, infine, i nomi delle 32 vittime, spiegando come è morto ognuno.
I rappresentanti dei partiti  e si, come Vendola e Ferrero, hanno mostrato di non sapere  circa il disastro ferroviario del 29 giugno.
Landini, dopo gli ultimi interventi, si è avvicinato, ha ascoltato i familiari e fatto anche lui richiesta alla segreteria di far intervenire i familiari al Congresso. Ma dopo oltre 30 minuti e nessuna risposta ce ne siamo andati”
.

da Il lavoro debilita

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