La storia di questo paese è piena di “documenti” firmati insieme da sindacati e Confindistria. E’ assolutamente fisiologico che il “confronto” tra due parti sociali contrapposte nella vita economica quotidiana produca “punti di caduta”, compromessi, mediazioni che richiedono a loro volta interventi da parte del governo, iniziative di legge, norme da correggere, ecc.
Mai però era avvenuto – e nonostante una lunghissima fila di “svendite” operate da Cgil, Cisl e Uil – che il lavoro semplicemente scomparisse come soggetto dotato di interessi propri.
Nel testo del documento firmato ieri a Genova da Squinzi, Camusso, Angeletti e Bonanni c’è un solo soggetto da cui dipende tutto: l’impresa, la sua forza, efficienza, magnanimità (eventuale). Quello che viene “unitariamente” chiesto al governo è un complesso di iniziative legislative, politiche fiscali e persino riforme costituzionali (del Titolo V, per ricentralizzare allo Stato una serie di prerogative in materia di “grandi opere infrastrutturali”) che favoriscano in tutto e per tutto l’imprenditore. Al “lavoro” potrà arrivare qualcosa soltanto se l’impresa guadagna bene e se lo Stato diminuisce l’aliquota fiscale sulle buste paga. Punto. Lavoratori arrendetevi, non chiedete mai più niente al vosto capo-padrone-manager, perché non siete più un “soggetto” contrattuale. Accontentatevi di quel che vi sarà dato, se vi sarà dato; e se proprio avete qualche cosa di cui lamentarvi, rivolgetevi allo Stato perché anche a voi, come ai padroni, diminuisca le tasse. Ma non vi azzardate a pretendere qualcosa. Lo dicono i “vostri” sindacati che ormai è questa la via giusta per “la crescita”. Hanno, l’hanno proprio sottoscritto…
Il documento firmato ieri, naturalmente nel contesto della festa nazionale del Pd, per chi proprio non ci vuol credere:
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