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Usb. Al pubblico impiego sottratti 28 miliardi

Oggi l’Istat ha reso noto che la pubblico impiego – inteso esclusivamente come stipendio dei dipendenti – sono stati tolti quasi 8 miliardi in quattro anni. Naturalmente è un calcolo che tiene conto soltanto del mancato adeguamento delle retribuzioni al tasso di inflazione (all’Istat non compete, naturalmente, fare calcoli su dinamiche che non si sono più verificate per una decisione politica dei governi succedutesi in questo periodo). I conti del sindacato conflittuale sono naturalmente alquanto diversi:

COSTO DEL LAVORO PUBBLICO. AGLI 8 MILIARDI IN MENO IN TRE ANNI CALCOLATI DALL’ISTAT VANNO AGGIUNTI 20 MILIARDI DI MANCATO RINNOVO DEI CONTRATTI
28 MILIARDI SOTTRATTI A LAVORATORI PUBBLICI, WELFARE E OCCUPAZIONE
Sciopero generale USB del 24 ottobre per impedire che continui la rapina.
I dati relativi ai tagli della spesa pubblica elaborati dall’Istat confermano in maniera inequivocabile quello che USB P.I. sta denunciando ormai da tempo. Nel giro di tre anni la spesa per gli stipendi pubblici è diminuita di 8 miliardi di Euro per effetto del mancato turn-over, e quindi di perdita di posti di lavoro, e dei tagli al salario accessorio. A questi 8 miliardi l’Istat non aggiunge “i risparmi” sul mancato rinnovo dei contratti del pubblico impiego: tradotto concretamente questo equivale ad una perdita media di oltre 6.000 Euro sul salario di ogni singolo lavoratore, senza contare gli effetti inevitabili sui futuri aumenti contrattuali, se mai ci saranno, e sul calcolo del trattamento pensionistico.
Un dato insostenibile ed inaccettabile, destinato peraltro a crescere vista l’indisponibilità del governo Renzi a reperire le risorse per i rinnovi dei contratti non solo nel 2015, ma fino a tutto il 2020. Il DEF di prossima emanazione sarà purtroppo un’ulteriore conferma in questo senso.
“Non possiamo tollerare oltre questo furto che il governo Renzi tenta di occultare spacciando demagogicamente l’operazione degli 80 Euro come rinnovo contrattuale ” sostiene Daniela Mencarelli dell’Esecutivo Nazionale USB P.I.
“I lavoratori pubblici hanno capito benissimo che questi “sacrifici” sono stati solo un accanimento scientifico verso un’intera categoria, allo scopo di reperire risorse certe, attingendo al bancomat delle loro buste paga e di favorire i processi di smantellamento dello stato sociale. L’aumento del debito pubblico e della disoccupazione, il calo vertiginoso della produzione industriale sono i segnali tangibili del totale fallimento delle politiche di tagli ai salari e ai diritti dei lavoratori, a totale vantaggio delle banche e della finanza, imposte dall’Europa”.
“Noi non ci stiamo” conclude Mencarelli “e per questo continueremo la nostra battaglia di ferma opposizione alle scelte del Governo sulla Pubblica Amministrazione, a partire dalla volontà di non rinnovare i contratti. Il contratto è un diritto e questa sarà una delle parole d’ordine dello sciopero generale di USB del 24 ottobre”.
USB Pubblico Impiego

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