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Ast Terni: parte il treno del prodotto, gli operai buttano le tessere sindacali

L’aveva annunciato direttamente Renzi, ieri a “Mezz’ora” con Lucia Annunziata. E stamattina il primo treno con prodotto finito è ripartito dalla Ast di Terni, diretto a Mantova, dopo oltre un mese di sciopero a oltranza. La decisione è stata presa tra azienda, sindacati e governo, senza passare attraverso l’approvazione dell’assemblea dei lavoratori. Che ora, infatti, si stanno preparando a restituire le tessere sindacali.

Per le organizzazioni si trata, inutile dirlo, di un “atto di responsabilità”. Verso chi non viene detto, visto che i “rappresentati” non sono stati nemmeno consultati (era fin troppo nota la loro contrarietà). Era però la condizione posta da esecutivo e azienda per confermare ooppure no la riunione di domani al ministero dello sviluppo, dopo ben due giornate di trattativa che non hanno prodotto alcuna novità chiara (“rassicurazioni” quante ne volete, invece, come nel più classico copione delle fregature sindacali).

Formalmente. la decisione di far ripartire i treni col prodotto è stata presa dalle Rsu di fabbrica, per allontanare il sospetto che “i vertici” agiscano anche stavolta per conto proprio. Ma la scelta non è andata comunque giù a molti lavoratori, specie tra gli operai, che dopo 39 giorni di sciopero (e relativi stipendi persi) avrebbero voluto discuternecon una regolare assemblea plenaria. 

Invece si sono trovati davanti uno scarno e elusivo comunicato che cerca di spargere ottimismo in un situazione molto preoccupante: 

“In considerazione di quanto avvenuto nella giornata di venerdì e a quanto sta accadendo in queste ore, le Organizzazioni sindacali di categoria insieme alle Rsu ritengono importanti i passi in avanti effettuati al punto da essere ritenuti utili per giungere ad un’auspicabile intesa condivisa.
In vista dell’incontro di martedì, con l’auspicio che sia risolutivo, le Organizzazioni sindacali intendono, come atto di responsabilità sindacale, procedere per la giornata di lunedì mattina alla sblocco del treno merci destinato a Mantova.
Questo atto, che avviene nel giorno di ripresa lavorativa, dimostra la buona volontà dei lavoratori finalizzata a valorizzare l’attaccamento al Sito ternano per giungere ad un accordo capace di dare futuro alle produzioni.
Questo primo atto potrà essere ripetuto, anche per altri merci, in relazione allo stato di avanzamento del negoziato”.

Evidente il vantaggio concesso all’azienda – la mancata produzione pesava anche sui bilanci della Ast, non solo sulle tasche dei lavoratori – che può così far fronte agli ordinativi senza aver ancora concluso la trattativa. La restituzione delle tessere – di ogni sindacato, Fiom compresa – è quindi ormai apertamente discussa da un numero crescente di lavoratori. 

L’altra reazione è invece l’aumento delle domande di “mobilità volontaria”, per raccogliere almeno l'”incentivo” messo sul piatto dall’azienda da qui al 31 dicembre: 80mila euro di buonuscita, tre mesi di stipendio e tre di moblità (un ammortizzatore sociale a carico dell’Inps e dello Stato, non un “regalo” aziendale; peraltro subordinato alle – pessime – intenzioni di “riforma” del governo renzi, che sarebbe intenzionato a ridurne la durata a soli 12 o 18 mesi, con l’Aspi).

L’esito della “trattativa” sembra a questo punto abbastanza scontato: la fabbrica ternana perde centralità nella startegia complessiva della ThyssenKrupp e il suo ridimensionamento non viene più contrastato da governo e anche i sindacati “tradizionali”.

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