Una linea arretrata sebbene di transito internazionale, a binario unico, esposta alla nebbia che ne riduce la visibilità, senza sistemi di protezione in grado di evitare o correggere l’errore umano. Unica “tecnologia” utilizzata a bordo del treno investitore era quella di una antiquata sveglietta chiamata VACMA (anche nota come Uomo Morto, sic!), inutile ai fini della sicurezza ferroviaria e dannosa per la salute dei macchinisti. Sono queste le numerose carenze che hanno portato alla strage e che sono alla base di precise scelte politiche. Purtroppo ancora oggi la sicurezza ferroviaria, e di chi vi lavora, è trattata unicamente come un costo all’interno delle compatibilità economiche dei budget aziendali.
La cultura dei profitti, della privatizzazione strisciante, dell’abbattimento dei diritti e della sicurezza, la costante minaccia di licenziamento introdotta dal Job Act e che sarà utilizzata per “convincere” quei ferrovieri che si rifiuteranno di mettere in circolazione convogli non a norma, temiamo che aumenteranno la impressionante serie di omicidi sul lavoro: nel settore della manutenzione a partire dal 2006 sono ben 51 i lavoratori morti. Un costo inaccettabile conseguenza di un’organizzazione del lavoro che risente dei pesanti tagli all’occupazione e dell’esternalizzazione di attività verso imprese private che pongono il profitto al di sopra della sicurezza.
Il riordino normativo, ultima la deroga alla Deif 4.5, la reintroduzione del vigilante (il già citato Uomo Morto), la dematerializzazione dei documenti treno, sono tutti elementi che minano la sicurezza e che vedono nell’ANSF l’ente che avvalla i desideri delle imprese ferroviarie. Per non parlare dei turni di lavoro sempre più massacranti e dell’innalzamento dell’età pensionabile che vorrebbe ferrovieri settantenni saltare fra i binari come grilli.
Per contrastare queste scelte politiche i ferrovieri da quasi un anno sono stati protagonisti di una nuova stagione di lotte con adesioni altissime agli scioperi indetti dal sindacalismo di base.
Dei giorni successivi alla strage di Crevalcore ricordiamo la reazione dei lavoratori con una partecipata assemblea nazionale a Bologna presso la sala S. Sirotti, ancora libera dalle censure sindacal-aziendali, e lo sciopero nazionale autorganizzato promosso dal coordinamento degli RLS. Un’esperienza di unità e di lotta a cui guardare.
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