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Tribunale condanna le Ferrovie. I macchinisti devono essere in due

Una sentenza decisamente importante quella del tribunale di Genova. E’ stato accolto dal tribunale il ricorso di Silvio Lorenzoni, macchinista delle ferrovie di stanza a Genova.  Lorenzoni, si era opposto ad un accordo siglato tra Trenitalia e i sindacati (in un secondo tempo anche Orsa, l’organizzazione cui aderisce). Quello che, dal 2010, sui treni merci e in determinati orari, non prevede più l’obbligo di avere a bordo due macchinisti bensì uno solo affiancato da un cosiddetto Tecnico Polifunzionale (Tpc) che non è però abilitato alla conduzione del convoglio.  Il ferroviere a partire dal 2012, in più occasioni aveva rifiutato di salire a bordo della locomotiva ed era stato sottoposto nel tempo a diverse sanzioni disciplinari. Nell’estate scorsa, a seguito di altre sue “ribellioni”, era stato raggiunto da ben due provvedimenti di licenziamento. Il macchinista a quel punto si era rivolto al Tribunale del Lavoro. La sentenza, che  ripercorre la vicenda, fissa un importante precedente.  Si legge nella motivazione che “è dunque evidente che la nuova organizzazione ha prolungato i tempi d’intervento a tutela della sicurezza del macchinista in modo rilevante e soprattutto imprevedibile in ragione della diversità dei luoghi in cui l’emergenza può verificarsi”. Tutto ruota attorno ad un possibile malore che potrebbe colpire il macchinista in zone impervie o all’interno di lunghe gallerie rendendo difficoltosi i soccorsi. Il Tribunale del Lavoro di Genova sottolinea che l’organizzazione aziendale comporta «effetti pregiudizievoli per la salute del lavoratore». E più avanti ricorda come i tempi del soccorso vengano «definiti eccessivi già dalla polizia giudiziaria della Asl 2 di Savona». E ancora che «la stessa Trenitalia ha riconosciuto che il macchinista è esposto più di altri al rischio di patologie». Non suppliscono «le tecnologie a bordo» che «sono funzionali ai soli controlli sull’andamento del traffico e sulle modalità di conduzione… non risulta che possano agevolare interventi d’emergenza ». Il giudice parla poi di «arretramento considerevole del livello di tutela del macchinista».  La sentenza si chiude con l’annullamento dei due licenziamenti, con il pagamento di sei mesi di mensilità arretrate e con l’ordine di reintegrare immediate Lorenzoni al suo posto di lavoro. Se da un lato è probabile il ricorso in appello di Trenitalia la sentenza obbliga anche i sindacati a riflettere sulla tenuta di un accordo a questo punto “traballante”.

 

 

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