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Il crumiraggio di Uber sullo sciopero dei mezzi pubblici

Eccolo qui, il marketing del crumiro. Bisogna mettere che il capitale riesce a dare sempre il peggio di sé proprio quando punta dritto contro il lavoro.

Per oggi, su tutto il terrtorio nazionale, è previsto uno sciopero generale del trasporto pubblico “contro il jobs act, i tagli ai servizi di welfare locale e ai fondi per le politiche sociali; contro le liberalizzazioni, le privatizzazioni, la svendita dei beni comuni; contro il continuo innalzamento dell’età pensionabile; contro un Contratto Nazionale fantasma, bloccato ormai da otto anni; contro il monopolio della rappresentanza sindacale imposta dal cosiddetto “testo unico” sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 10 gennaio 2014”.

Cosa ti hanno pensato i “creativi” di Uber? Offriamo un passaggio gratis a tutti i nuovi clienti, ovvero a quanti finora non avevano cedeuto alle sirene del taxi improvvisato. In tutta Europa questa società tedesca – che di suo offre solo l’intermediazione tra domanda di trasporto locale e richiesta, basandosi su guidatori occasionali che decidono di offrirsi per una singola corsa – ha scatenato le più che legittime proteste dei tassisti, che fanno trasporto privato di mestiere, in base a normative nazionali e/o locali diverse, accollandosi per di più più i costi di “impresa” (individuale o cooperativa).

Ora Uber, che ha trovato per questo molte più difficoltà nell’affermarsi, prova la carta “populista”: una corsa gratis, per una volta sola, sfruttando quel tanto di mugugno che sempre si solleva quando c’è uno sciopero e la gente resta a piedi. Un modo di farsi pubblicità a poco prezzo, e cercando al tempo stesso deviare il disagio sociale verso i lavoratori invece che – come sarebbe logico – verso le società di gestione del trasporto locale e soprattutto verso il governo nazionale che sta spingendo decisamente verso la privatizzazione totale, obbedendo così a uno de tanti diktat della Troika.

E’ la seconda volta che Uber fa questa giocata. La prima volta era stata però a livello sotanto locale, in occasione dello sciopero di Genova, lo scorso 10 marzo; in quel caso, abbastanza prevedibilmente, aveva lì registrato un 200% di iscritti in più e un 57% di corse in più rispetto allo stesso giorno della settimana precedente. Ora si replica su Roma e Milano, le città più “interessanti”, per il modello di business di Uber.

Il provato ragiona come un privato, o un avvoltoio. Si preoccupa soltanto di auemntare il proprio individuale profitto. E inq uesta occasione lo si vede chiaramente. Una giornata di spostamenti gratis non risolve il problema di tutti i giorni, né tantomeno quello di chi non abita in città metropolitane di grandi dimensioni. Ma la sua piccola coltellata ai lavoratori del trasporto pubblico Uber la dà comunque volentieri.

 

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