Il lavoro non è uguale per tutti, nell’Unione Europea. Mentre la Troika – con la Germania merkeliana in testa – pretende dappertutto “riforme del mercato del lavoro” tali da spezzare le reni al movimento dei lavoratori, in casa propria deve segnare il passo. E’ il prezzo del consenso sociale a una politica continentale omicida all’esterno ma “materna” all’interno, nel solco storico della divisione tra lavoratori tedeschi e quelli del resto d’Europa.
I macchinisti tedeschi hanno proclamato nuovamente uno sciopero che si protrarrà da oggi pomeriggio alle 15 per i treni merci e dalla mezzanotte per i treni passeggeri, fino a domenica alle 7, “il più lungo sciopero nella storia della Deutsche Bahn” e l’ottavo sciopero in otto mesi di durissimi negoziati tra il sindacato Gdl e l’azienda ferroviaria.
La Gdl chiede un aumento del 5% degli stipendi e una riduzione dell’orario lavorativo settimanale da 39 a 37 ore. Ma il nodo dell’attuale braccio di ferro è la questione della rappresentatività, che il sindacato Gdl vorrebbe estendere dai macchinisti ad altre categorie di lavoratori della Deutsche Bahn, ipotesi respinta dall’azienda.
Deutsche Bahn trasporta 5,5 milioni di passeggeri e 607.000 tonnellate di merci al giorno solo in Germania. Grandi ripercussioni, insomma, sull’economia nazionale. Vedremo ora se la vertenza si concluderà – come già avvenuto per i metalmeccanici – con un accordo che accoglie sostanzialmente le richieste dei lavoratori, oppure se questo diventerà l’inizio della rovina anche per i lavoratori dipendenti della più forte economia europea.
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Roberto Renzoni
Niente da dire sulla sostanza del documento che condivido. Attenzione, però, alla frase “spezzare le reni” che è di Mussolini.