Se Renzi e Giannini speravano che il clima estivo facesse sgonfiare l’incazzatura dei docenti contro la “buona scuola”, beh, si sno sbagliati di grosso. Persino giornali di sicura fede padronale e governativa come La Stampa sono costretti ad ammettere che la protesta ha bloccato un numero sterminato di scuole (basta guardare l’elenco degli istituti torinesi che hanno dovuto riprogrammare le operazioni di scrutinio).
E questo nonostante l’atteggiamento intimidatorio assunto d amolti presidi che si sentono investiti della funzione di “manager comandante”, prima ancora che la cosiddetta riforma venga approvata. Ieri era il turno del Molise ed Emilia Romagna, dove la protesta ha assunto dimensioni pressoché totali; il sindacato Usb ha denunciato le ingerenze dei presidi che hanno minacciato di stabilire turni domenicali o notturni. ‘Non vogliamo essere valutati dal preside, ma da un ente esterno – ci tengono a ribadire i docenti – non vogliamo che il potere sia raccolto nelle mani di una sola persona perchè tutto ciò apre le porte a discriminazioni e a logiche clientelari.
Anche i Cobas parlano di grande successo, con Piero Bernochi che sottolinea la “partecipazione che è andata ben al di là dei docenti sindacalizzati”. E questa volta persino la Cgil può far mostra di aver dato fiato a un malessere così diffuso che buona parte della debacle di voti subita dal Pd alle regionali viene attribuito alla pessima accoglienza del progetto renziani nel mondo della scuola.
Oggi sarà la volta delle scuole del Lazio e della Lombardia, due regioni con un altissimo numero di Istituti.
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