“Facite ammuina”. A leggere che Cgil Cisl Uil del pubblico impiego chiedono al governo “un contratto vero per i lavoratori e per cambiare i servizi ai cittadini” e si dicono pronti a “far arrivare il messaggio” anche attraverso lo sciopero generale, non può che venire in mente l’indicazione non certo detonante di Re Francischiello alle proprie truppe. Che l’aria stia diventando pesante lo dimostrano anche i tre giorni di mobilitazione che già vede impegnati i lavoratori del Mef cioè del ministero dell’economia al centro di uno scontro interno allo stesso governo.
Secondo Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uilpa, “liberare la contrattazione è l’unico modo per produrre innovazione vera, partecipata dai lavoratori pubblici, e riportare la Pa in linea con le esigenze reali del Paese. Per questo metteremo in campo anche lo sciopero, se dalla politica non verranno risposte”. “E prima faremo una mobilitazione forte e capillare sia a livello nazionale che territoriale, cercheremo il confronto con la società civile, punteremo a creare alleanze sociali partendo dai bisogni delle persone”, aggiungono i tre sindacati “ufficialisti”.
Toni, indicazioni e contenuti diversi vengono invece dall’Usb che lo sciopero generale dei lavoratori del pubblico impiego lo ha già proclamato per il 20 novembre dopo una prima mobilitazione sotto il ministero della Funzione Pubblica. “Invece di rafforzare il fronte di opposizione ad una Legge di Stabilità che taglia ulteriormente i servizi pubblici, a cominciare dalla sanità, e continua a regalare soldi alle imprese, CGIL CISL UIL sono più preoccupate di impedire la riuscita dello sciopero dell’USB e tentano di svuotarlo con l’alternativa di una bella passeggiata romana, in un giorno non lavorativo, tanto per non disturbare troppo Renzi e la sua maggioranza”, dichiara Daniela Mencarelli, dell’Esecutivo nazionale USB Pubblico Impiego. “E’ in queste settimane che si discute la Legge di Stabilità – sottolinea la dirigente USB – e minacciare lo sciopero a dicembre, quando probabilmente il provvedimento sarà blindato dalla ormai consueta fiducia, risulta perlomeno poco credibile”. “L’unica iniziativa di opposizione alle provocazioni del governo sarà lo sciopero indetto dall’ USB il 20 novembre – ribadisce Mencarelli – che vedrà scendere in piazza a Roma, Milano e Napoli i lavoratori del pubblico impiego, dei servizi esternalizzati, delle aziende partecipate e gli LSU-ATA, realizzando in questo modo l’unità di quel lavoro pubblico che garantisce la tenuta del Welfare e che guarda ai cittadini come alleati in una lotta senza quartiere alla politica di tagli ai servizi essenziali voluta dall’Unione Europea”.“Siamo convinti che i lavoratori capiranno molto meglio dei vertici di alcune confederazioni sindacali che non si può aspettare, che è giunto il momento di protestare, forti della nostra dignità, utilizzando lo strumento dello sciopero che governo e industriali vorrebbero invece sopprimere”, conclude la dirigente USB.
Intanto dentro casa del Ministro Padoan c’è agitazione e non solo per lo scontro dentro il governo intorno ai dirigenti del Mef. Oggi è stato infatti il terzo giorno di mobilitazione per i lavoratori del MEF, in lotta contro la decurtazione del salario accessorio (FUA) prevista dalla legge di assestamento di bilancio e dalla legge di stabilità. La ribellione in “casa Padoan” è partita lunedì 26 ottobre dai lavoratori della Ragioneria Generale, che hanno constatato immediatamente le forti penalizzazioni inflitte al salario di tutti i dipendenti del comparto Ministeri. Ne è seguita un’assemblea di mobilitazione indetta dalla RSU del palazzo di via XX settembre, che ha visto la partecipazione di centinaia di lavoratori e lavoratrici: con un fragoroso corteo partito dal cortile del palazzo, ieri hanno fisicamente occupato la sede del ministero chiedendo con determinazione un incontro con l’autorità politica.
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