Scioperare diventerà sempre più difficile e nei trasporti praticamente impossibile. In Italia? No in Europa. A fare da testa d’ariete sarà la Gran Bretagna ma l’Italia, da molti punti di vista, vede oggi una legislazione antisciopero già più restrittiva di quella britannica. “La Commissione Europea sta valutando se assumere la proposta di legge antisciopero britannica e farla diventare una direttiva europea vincolante per tutti gli stati membri dell’Unione Europea” è l’allarme lanciato ieri da Paola Palmieri della Usb alla conferenza sulla difesa del diritto di sciopero in Europa tenutasi ieri a Roma.
L’incontro è stato organizzato dalla Federazione Sindacale Mondiale (Fsm) che ha deciso di avviare coordinamenti di settore a livello europeo (due settimane fa si sono riuniti a Bruxelles i sindacati delle telecomunicazioni, oggi quelli dei trasporti). Alla conferenza hanno partecipato l’Usb (referente italiano della Fsm), il Pame della Grecia e la Cgt trasporti della Francia. I britannici della Rmt hanno inviato un interessante documento.
La discussione è cominciata proprio dallo studio effettuato da due docenti del King’s College di Londra sulla proposta di legge antisciopero – la Trade Unions Bill – elaborata dal governo conservatore di Cameron e che la prossima primavera arriverà nel parlamento inglese per essere trasformata in legge. I sindacati britannici l’hanno definita “Kill the Bill”, cioè uccidi il diritto, in pratica la morte del sindacato così come l’abbiamo conosciuto.
Secondo lo studio dei due esperti, la proposta di legge dei conservatori inglesi, viola diverse convenzioni dell’Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro) firmate e riconosciute da tutti i governi aderenti all’Onu. Sopratutto sulle soglie necessarie nei referendum per la convocazione dello sciopero, che le convenzioni internazionali dell’Ilo ritengono dover “essere ragionevoli” e non irraggiungibili come richiesto invece dal Trade Unions Bill, ma anche dalle proposte di legge antisciopero (da Ichino a Sacconi) che circolano in Italia e che andranno in discussione subito dopo l’approvazione della Legge di Stabilità. Non solo, la proposta di legge di Cameron autorizza anche le aziende ad affittare i lavoratori/crumiri per sostituire i lavoratori in sciopero e con un cavillo inquietante; infatti chi sciopera può essere sostituito “sia temporaneamente sia a tempo indefinito”, in pratica chi sciopera potrebbe trovare il suo posto di lavoro già occupato da un altro lavoratore alla fine dello sciopero e quindi essere licenziato. Infine è previsto un indurimento delle regole contro i picchetti.
Il rappresentante del Pame, il combattivo sindacato greco, ha sottolineato come nel settore dei trasporti lo sciopero sia decisivo perchè questi sono un settore strategico dell’economia capitalista ed anche uno strumento concreto della solidarietà internazionalista tra i lavoratori (vedi il boicottaggio delle navi israeliane o dirette in Israele come sostegno alla resistenza palestinese).
In Grecia dal 2009 al 2014 ci sono stati 24 scioperi generali di 24 o 48 ore. Ci sono state lotte come nelle acciaierie, nell’igiene urbana, alla Coca Cola, in un grande call center, che sono durate mesi, ma in Grecia 99 scioperi su 100 vengono dichiarati illegittimi, spesso invocando la Legge sulla Emergenza Civile attraverso cui ad esempio i marittimi – ma anche gli insegnanti – sono stati precettati. I marittimi hanno disobbedito mentre i lavoratori della metropolitana di Atene, dove agiscono i sindacati collaborazionisti, hanno ceduto. La repressione contro i sindacati combattivi come il Pame è pesante. Ci sono 35 dirigenti del Pame arrestati per l’occupazione del Ministero del Lavoro. Nel 2015 ci sono stati almeno due processi a settimana per conflitti nel mondo del lavoro. Il sindacalista del Pame contrasta apertamente l’idea che lo sciopero sia uno strumento superato, ma sottolinea – giustamente – come gli scioperi vadano ormai preparati meglio, anche sul piano ideologico, tra i lavoratori. Il prossimo 12 novembre in Grecia è stato convocato un nuovo sciopero generale contro il memorandum firmato dal governo di Syriza, mentre sempre in Grecia lo sciopero dei marittimi, in corso da due giorni, ha visto il Pame decidere di prolungarlo di altri due giorni.
Il sindacalista della Cgt/trasporti francese, Mattieu è un macchinista della Rer, esordisce ricordando come i lavoratori della Air France siano diventati famosi perchè “hanno strappato due camice di lusso”, riferendosi ai manager inseguiti dai dipendenti della compagnia aerea dopo aver annunciato 2900 licenziamenti. I lavoratori hanno rifiutato di lavorare gratuitamente due ore in più a settimana. “Si piange su due camice strappate e non si dice niente contro i 2900 licenziamenti”. Due giorni dopo, la polizia è andata ad arrestare a casa due delegati della Cgt dell’Air France. Oggi 10 delegati della Cgt sono sotto processo per aver strappato le camice dei manager.
Ci sono stati poi gli interventi dei delegati e dei sindacalisti italiani. Roberto Cortese, ferroviere della Usb Trasporti, ha segnalato la manipolazione dei mass media sugli scioperi: “Quando scioperano pochi lavoratori parlano di “agitazione sindacale”, quando scioperano tanti lavoratori lo definiscono “sciopero selvaggio”, questa campagna di demonizzazione serve a preparare il terreno alla legge antisciopero”. Sono poi intervenuti un ferroviere, con l’Usb impegnata nelle prossime elezioni sindacali della Rsu in ferrovia, e Rosario Maresco, autoferrotranviere di Napoli e delegato Usb che ha ricordato le tante esperienze di resistenza e conflitto nel settore dei trasporti. La Carovana delle Periferie, la coalizione sociale che ha sostenuto lo sciopero dei trasporti della Usb a Roma lo scorso 2 ottobre, ha invitato a lavorare per l’alleanza tra lavoratori dei trasporti e utenti/pendolari invitando tutti all’assemblea pubblica che si terrà venerdi 13 novembre alla stazione della ferrovia Roma-Lido (a Piramide) proprio per ricomporre gli obiettivi egli interessi sia dichi lavora sia di chi utilizza un trasporto pubblico portato artatamente al degrado per favorirne la privatizzazione. L’avvocato Carlo Guglielmi del Forum Diritti Lavoro ha sottolineato l’emergere di un “caso Roma” sia alla luce della blindatura prefettizia del governo della città sia rispetto al divieto di sciopero che dovrebbe agire durante i mesi del Giubileo così come avvenuto a Milano con l’Expo. Guglielmi ha poi invitato a partecipare all’incontro convocato dal Forum Diritti Lavoro su questi temi per il prossimo 12 novembre a Roma.
Pierapolo Leonardi, per l’esecutivo della Fsm ha concluso i lavori ripartendo della premessa. Le classi dominanti e l’Unione Europea intendono portare l’attacco ai diritti dei lavoratori in modo complessivo e autoritario, rafforzare il coordinamento sindacale e dei lavoratori nei vari paesi, resistere insieme e produrre conflitto è diventato ormai inevitabile e decisivo.
Ci permettiamo di segnalare che l’appuntamento del 21 novembre a Roma, con l’assemblea nazionale della Piattaforma sociale No Euro No Ue No Nato, per un verso dovrà mettere i piedi nel piatto anche su questi problemi, per un altro può offrire una sponda a tutti i sindacati conflittuali che non intendono piegare la testa di fronte ai diktat e alle direttive della Commissione Europea.
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