E’ l’ultimo giorno dell’anno e mi sono appena svegliato. Ancora assonnato, apro il mio profilo Facebook che mi pone la stessa domanda di sempre: “A cosa stai pensando?”. Ma subito sotto il routinario quesito, mi appare un post della pagina #iostoconSara che mi ricorda a chi devo pensare.
Caro Facebook, sto pensando a Sara, commessa licenziata dalla Coop senza pietà. Mamma di 3 figli che ha perso l’unico reddito familiare di circa 700 euro al mese. Sto pensando alle sue parole piene d’amore e di rabbia. Sto pensando a tutti quelli che nel 2015 hanno perso il lavoro o hanno visto peggiorare il proprio reddito e i propri diritti.
Vorrei trovare le parole per esprimere i miei pensieri, ma le parole di Sara, comparse stamane sulla pagina Facebook, sono sicuramente più appropriate delle mie… Lascio a lei l’ultimo post dell’anno. Auguri a Sara, a Diego, al coordinamento USB dell’Ipercoop di Livorno e a tutti quelli che lottano per i propri diritti, i propri bisogni, il proprio futuro!!
Passo, ma non chiudo. Ho da portare nel 2016 qualcosa che ha segnato il mio 2015: la mia famiglia, i miei colleghi, i miei compagni del sindacato, ma soprattutto me, lavoratrice, madre e donna.
Nel 2016 che sta per iniziare affronterò il percorso legale presso il Tribunale del Lavoro di Livorno, dove verrà giudicato il mio licenziamento. Mi faccio forza e coraggio, attraversando spesso giorni bui e apatici, che non hanno senso, perché i miei giorni erano pieni del mio lavoro anche se part time, come addetta, come delegata sindacale e poi, anche dopo i turni, anche nei momenti con i miei figli, il legame con il mio posto di lavoro non si spezzava mai. E spesso sono crollata in questo lungo mese e mezzo. Ma come dicevo, ho intorno persone che da lontano ogni giorno hanno pensato a me.
Mi hanno scritto, telefonato, suonato al campanello, fatto foto con il cartello “Io sto con Sara” e postate su questa pagina. E soprattutto portato quello che doveva essere il mio stipendio di dicembre. Il gesto di questi miei colleghi ha per me un valore assoluto, perché io so cosa significhi aspettare i cosiddetti mesi doppi, significa sdebitarsi di qualche bolletta arretrata, niente di più, perché i nostri stipendi non permettono follie.
Non so come andrà a finire, continuo a sperare in tutto ciò che di buono ho fatto nei miei 13 anni di lavoro, e nel desiderio di poter tornare su quel banco a fare il mio lavoro che tanto mi piaceva. Spero che arrivi presto il verdetto. L’oblio, l’incertezza economica… Essere licenziati così è devastante. Però io cammino a testa alta e il mio orgoglio è sempre vivo così come la mia voglia di battermi contro le ingiustizie.
A tutti quelli che mi danno solidarietà e sostegno voglio fare i migliori auguri per un 2016 sereno, pieno di salute e di cose belle.
Buon anno colleghi amici e compagni.Sara
da http://www.francescoiacovone.com
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