Lo stiamo dicendo da quando, all’inizio del 2015, lo scandalo dell’IFC di Pisa è arrivato alle cronache e alla magistratura. La situazione è chiara, le vittime dei macroscopici errori dirigenziali (la magistratura definisca a breve ogni responsabilità in merito) sono sempre i precari.
Il licenziamento delle prime precarie storiche del CNR di Pisa è solo l’inizio di un’ecatombe occupazionale che vedrà il coinvolgimento di migliaia di lavoratori dell’ente, nel corso del 2016.
Oggi i dipendenti del CNR, a livello nazionale, sono circa 8000, più 1400 tempi determinati e circa 2550 ‘atipici’.
Nel 2007 esistevano al CNR 1302 Tempi Determinati (TD) e 7076 atipici (comprese le borse di studio ed i dottorati), di questi molti avevano un’anzianità di servizio molto superiore ai 3 anni. In parte i TD furono assunti con i provvedimenti della finanziaria 2006 (ricordiamo che in particolare il comma 520 è frutto delle lotte dell’allora RdB Ricerca, e lo scriviamo senza timore di smentite!).
Dopo Brunetta, nel 2011, di quei circa 8378 precari, a fronte di circa 1000 assunzioni, 7300 erano spariti! Si erano ridotti a 968 TD e 4032 atipici. Sicuramente un certo numero di atipici era divenuto TD, ma in misura ridotta. Comunque al conto mancano 333 TD e 2844 atipici. Ossia, anche pensando a un’osmosi verso il Tempo Indeterminato e da atipico a TD, circa 3000 precari sono stati mandati a casa.
Oggi la situazione è la stessa. Quello che avverrà nei prossimi mesi è una nuova progressiva ‘sparizione’ di precari storici dell’ente.
Tre giorni prima di Natale l’amministrazione centrale dell’ente ha firmato un accordo con CISL e UIL per usare 1,2 mln di euro per pagare ‘indennità di responsabilità di strutture dell’amministrazione centrale’.
Soldi che verranno presi dal fondo conto terzi dei progetti di ricerca.
Quindi i soldi ci sono!!
Pretendere che vengano usati per il mantenimento dei contratti in essere è un diritto di tutti i lavoratori.
In questi mesi USB PI ha fatto partire i ricorsi negli enti di ricerca, compreso il CNR. Questo però non può essere considerato sufficiente. Bisogna ricordare all’Ente, chiarire ai lavoratori, informare l’opinione pubblica che i soldi ci sono, che devono essere usati per evitare il licenziamento delle lavoratrici e dei lavoratori, da tanti anni impegnati in condizioni precarie e di ricatto a dare il loro contributo alla crescita del CNR.
La strada dei licenziamenti è cominciata, dobbiamo fermarla subito.
Per queste colleghe il Natale sarà gramo, ma il nostro sindacato si prodigherà perché anche i vertici pisani e nazionali non dormano sonni tranquilli!
Matteo Renzi proclama ogni giorno che lo “straordinario paese” in cui viviamo e lavoriamo è ripartito, si assume a rotta di collo, poi in realtà non si trovano i fondi per garantire la continuità lavorativa a 4 precarie storiche, così come per altre centinaia di migliaia di precari creati dalle politiche privatistiche dei vari governi susseguitisi in questi anni.
USB PI ritiene che per affrontare con determinazione la condizione del precariato all’interno del CNR occorra una svolta. I precari CNR devono finalmente organizzarsi, unirsi e lottare, unica forma concreta per obbligare l’ente a prendere atto dei lori diritti all’assunzione, cambiando con nettezza l’orizzonte che hanno davanti e rivendicando dignità e funzione.
Organizzarsi con un sindacato di classe e conflittuale, che rompe con le logiche concertative e clientelari classiche del sindacalismo confederale non è più un’opzione, ma una necessità.
Altrimenti la nuova ‘epurazione’, già in atto, procederà senza alcuna possibilità di contrasto!
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