Il “Volantone Rosso” distribuito ieri a Pomigliano.
La versione stampabile: volantone 2
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Verità sulla sorte degli stabilimenti Alenia.
Basta con la complicità con Finmeccanica.
RIPRENDIAMO LA LOTTA!
Da mesi negli stabilimenti Alenia di Nola e Pomigliano e nei vari siti dell’indotto circolano notizie allarmanti circa il futuro produttivo ed occupazionale di queste fabbriche.
Notizie stampe lanciate e poi smentite, voci e mezze parole fatte circolare dai capi e da soggetti legati alle direzioni aziendali, interpellanze di consiglieri regionali a cui non seguono risposte certe e circostanziate e, soprattutto, un complice silenzio da parte di Cgil, Cisl e Uil che – come al solito – fingono di essere distratti.
Anche i sindaci dei paesi di tutto il comprensorio territoriale non prendono parola, in forma pubblica e determinata, eppure sanno bene che un ulteriore ridimensionamento della presenza industriale in un territorio come il nostro comporterà, automaticamente, un aumento del degrado umano e materiale di tutta la zona.
Questo silenzio verso il padronato deve essere rotto!
Dobbiamo sapere la verità e dobbiamo organizzarci per decidere del nostro futuro!
Da anni Finmeccanica ha avviato – prevalentemente in Campania ed in tutto il Meridione d’Italia – un processo di dismissione e di smantellamento della sua presenza industriale.
L’area napoletana, la Campania ed anche le altre regioni del Sud stanno pagando un prezzo sociale elevatissimo al “nuovo corso” di Finmeccanica.
Con il pieno sostegno del Governo Renzi l’Amministratore Delegato Moretti sta ridisegnando la sua presenza produttiva in Italia puntando alla desertificazione industriale, alla privatizzazione di alcuni servizi che prima erano internalizzati in azienda e che ora vengono ceduti al cosiddetto mercato e, soprattutto, si sta preparando il contesto giusto per assestare un colpo definitivo agli stabilimenti di Nola e di Pomigliano.
Come sempre il padronato – per giustificare questi provvedimenti – cita la crisi del settore, il calo delle commesse e la concorrenza internazionale che sarebbero alla base di queste difficoltà.
Noi riteniamo – invece – che queste difficoltà possono essere affrontate salvaguardando l’occupazione e il posto di lavoro per tutti.
Prima di tutto il Governo e Finmeccanica devono razionalizzare e pianificare la produzione corrente e quella futura su tutti i siti e non solo su quelli del Nord. Se alcune produzioni (particolarmente quellelegate al complesso militare) presentano difficoltà ed incognite irrisolvibili bisogna mettere in atto forme di riconversione, anche ad uso sociale, delle produzioni in grado di salvaguardare il sacrosanto diritto al salario ed al lavoro.
Inoltre – specie nei periodi di crisi economica – dobbiamo evitare la lotta e la competizione al ribasso tra i lavoratori la quale sarebbe un colpo mortale alla nostra unità ed ai contenuti politici e sociali che dobbiamo difendere.
In tal senso vanno respinte tutte quelle proposte (come i Contratti di Solidarietà o la Cassa Integrazione) che – nei fatti – sono l’anticamera dei licenziamenti.
Se qualcuno ora deve pagare ora – dopo decenni – è il turno dei padroni.
A Pomigliano come altrove i manager si sono arricchiti lucrando sulle commesse, sui finanziamenti pubblici alle imprese e sulle tante altre forme di affarismo e di speculazione che sono state realizzate in questi anni.
I lavoratori ed in nostro territorio non può sopportare un altro sfregio.
La crisi non è nostra e non è stata da noi provocata.
Per cui occorre rilanciare – con forza – l’obiettivo della Riduzione Generalizzata dell’Orario di Lavoro che resta l’unico strumento per difendere adeguatamente il salario operaio dalle continue ristrutturazioni che hanno sempre favorito il padronato.
Se non vogliamo ripetere il copione di Casoria e di Capodichino dove a pagare sono stati solo i lavoratori dobbiamo organizzarci e lottare rifiutando le indicazioni di Cgil, Cisl e Uil. Queste organizzazioni sindacali – pur con toni ed accentuazioni diverse tra loro – non sono in grado di prospettare un programma alternativo a quello di Finmeccanica e sono continuamente alla ricerca della soluzione del “meno peggio”.
Il problema è che rispetto alla competizione globale tra padroni e marchi del settore dell’aereospaziale l’unica soluzione positiva per i lavoratori è la salvaguardia dei propri interessi.
Non possiamo attendere aiuti da quelle forze politiche e sociali che in Alenia ed in tutte le altre crisi industriali hanno unicamente favorito il padronato.
Organizziamoci unitariamente tra lavoratori delle aziende, degli appalti e dell’indotto per avviare una vera Vertenza Sociale in tutta la zona.
Basta con le deleghe a perdere verso Cgil, Cisl e Uil.
Diamo vita ad assemblee in fabbrica e sul territorio aperte ai disoccupati, ai precari ed alle nostre co
munità.
Il 23 Settembre è convocato dall’Unione Sindacale di Base uno Sciopero Generale a difesa dei
diritti, dei salari e dell’occupazione.
Facciamo di quella data un nostro appuntamento di mobilitazione e di lotta per difendere i lavoratori di tutto il gruppo Finmeccanica e per stringere legami con i lavoratori delle altre fabbriche ed aziende.
Contro/Riforma delle Pensioni e distruzione dello Stato Sociale
Il governo sta assestando un ulteriore colpo mortale alla previdenza pubblica. Se con la Legge Fornero era difficilissimo andare in pensione ora puoi farlo accendendo un semplice mutuo.
Abbiamo da sempre denunciato che la millantata flessibilità in uscita fosse solo una copertura per un progetto politico di ulteriore destrutturazione della previdenza pubblica. Già il tanto decantato partime agevolato aveva dimostrato la reale volontà, fare del diritto costituzionale alla pensione una semplice opportunità personale da pagarsi profumatamente.
Ora il governo con la complicità di Cgil, Cisl e Uil presenta alcune proposte allucinanti:
L’APE (anticipo pensionistico) fa un ulteriore salto in avanti. L’accensione di un prestito (sarebbe meglio chiamarlo mutuo) presso banche o assicurazioni introduce a forza nella previdenza pubblica il ricorso al mercato finanziario con questa caricatura da fondo pensione mascherato.
Tanto è vero che l’altro pilastro della flessibilità è la RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata) per chi ha un fondo pensione che verrebbe parzialmente anticipato riducendo i costi del prestito bancario.
Garante delle operazioni finanziarie di banche e assicurazioni sarà l’INPS che interpreta il nuovo ruolo di promotore finanziario tanto ha in pugno Tfr e Tfs. Il prestito dovrà essere rateizzato fino a 20 anni con un taglio massimo della pensione del 15%, una cessione del quinto fino a fine vita. Vale a dire che nell’arco di un anno di godimento della pensione si perderanno due mensilità per restituire il prestito.
Per addolcire la pillola si inventa le detrazioni sulle rate, ma il montante sul quale calcolare la pensione rimane fermo al momento della domanda di anticipazione mentre i coefficienti di trasformazione saranno quelli in vigore alla maturazione della pensione di vecchiaia.
Altro che penalizzazioni, siamo di fronte ad un taglio vero e proprio.
Ovviamente in tale progetto non poteva mancare la possibilità dei pensionamenti anticipati per le imprese con esuberi, cominciamo così a pagarci anche gli ammortizzatori sociali. Costo dell’operazione 6-700 milioni che dovranno coprire le detrazioni fiscali e una garanzia assicurativa per il mutuo. Il tutto per una platea di lavoratori stimata intorno a 30-40 mila nati tra il 1951 e il 1955.
Vale a dire che oltre ad essere stati penalizzati dalla legge Fornero, si deve ancora subire la tagliola dell’Ape.
Come si comprende da queste prime notizie – che provengono dalla trattativa farsa tra Governo e Cgil, Cisl e Uil – è in preparazione una nuova grande mazzata contro i lavoratori pubblici e privati.
Una nuova perdita di salario diretto ed indiretto ma anche un nuovo colpo alle giovani generazioni le quali dovranno rivolgersi, fin da subito, alla previdenza privata se vorranno mettere da parte qualche Euro quando arriveranno alla lontana età pensionabile.
Rompere la gabbia delle controriforme governative!
Opporsi al nuovo tentativo di Renzi di cancellare definitivamente di ciò che resta del diritto alla pensione, opporsi ai diktat dell’Unione Europea che vuole distruggere le restanti garanzie sociali (il diritto alla Salute, alla Scuola, ai Beni Comuni) e lottare per la garanzia del lavoro e del salario sono gli obiettivi che agitiamo su cui chiamiamo alla mobilitazione ed alla lotta.
Difendiamo, dunque, il carattere pubblico ed universalistico della Sanità, all’Istruzione per tutti, difendiamo il diritto ad una dignitosa pensione dopo una vita di sacrifici e di fatica, reclamiamo un vero
Reddito di Cittadinanza per i disoccupati.
Nei posti di lavoro, nelle aziende, negli uffici e sul territorio ORGANIZZIAMOCI per affermare il
nostro diritto a vivere con dignità.
48Ωhm Spazio Collettivo
Rete dei Comunisti
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