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I lavoratori Tim tornano alla carica contro i premi ai dirigenti

Venerdi 8 luglio i lavoratori della Tim tornano a protestare sotto la direzione aziendale (in Corso Italia) per rispondere all’arroganza aziendale che vuole i dipendenti come limoni da spremere per darne il “succo” ai manager.

Nella prima settimana di giugno c’era già stata una primauna manifestazione sotto gli uffici TIM di Corso Italia, non solo per il mancato pagamento del premio di risultato, a fronte dei cospicui bonus ai dirigenti di questa azienda, ma per tutto il contesto di lavoro nel quale si trovano a operare in questi ultimi mesi.

E’ stato ottenuto un colloquio con una delegazione delle Relazioni Industriali, che si è svolto con schiettezza e trasparenza da ambo le parti, nel corso del erani stati rappresentati i punti più caldi alla base della forte collera espressa dai lavoratori in questo periodo, palpabile in ogni stanza o corridoio dell’azienda.

L’azienda ritiene che il premio di risultato non possa essere erogato, a seguito delle verifiche sugli obiettivi raggiunti e che il meccanismo è lo stesso per i dirigenti. Alla domanda sul perché ai dirigenti sia stato erogato il premio e ai dipendenti no, l’azienda ha replicato che l’EBITDA che rientra nel calcolo per i dirigenti è quello di GRUPPO che, contenendo anche i risultati di TIM Brasil, consente di raggiungere l’obiettivo. Considerata questa scandalosa erogazione ai responsabili di scelte industriali fallimentari in spregio alle migliaia di lavoratori che ogni giorno compiono il proprio dovere, per compensare questa grave ingiustizia, i lavoratori hanno esortato l’azienda a erogare il premio ai dipendenti anche sotto altra forma purché non inferiore a quanto spettante.

Multe AGCOM: i lavoratori hanno fatto presente, citando esempi concreti (interventi software sui CRM), che le costose modifiche a sistemi e processi per ottemperare agli impegni imposti dall’Autorità, sono sempre stati concepiti unilateralmente da TIM senza una verifica preventiva della loro efficacia, con il risultato che sono state comminate ugualmente le multe e che si è dovuto nuovamente intervenire, con conseguente lievitazione dei costi (multe più costi di sviluppo e organizzativi).

Giro di vite su ferie e Ex Festività: abbiamo fatto presente che anche il clima interno è pessimo. Le continue pressioni sui dipendenti affinché programmino nel dettaglio ferie ed ex festività, porta sfiducia e demotivazione. L’azienda ha giustificato questo atteggiamento con la volontà di ridurre costi su leve meramente economiche, senza agire su aspetti più traumatici. Ci è parso sempre il solito ricatto e che queste “leve” partono e restano sempre a carico dei dipendenti per i quali il residuo di queste ore comportava un utile tornaconto economico e/o una migliore gestione del proprio tempo.

Applicazione dell’articolo 4 anche a Sparkle: abbiamo fatto notare che in Sparkle non verranno applicate le politiche di prepensionamenti come in TIM. Le ragioni del diniego dell’azienda restano puri alibi e non sono affatto realistiche, di sicuro questo accade per ben altri motivi economico/strategici (e non di organico) che riteniamo ingiustificabili e, argomentandolo, lo abbiamo spiegato a TIM come ripetutamente anche a Sparkle. Le soluzioni ci sono, noi ne abbiamo suggerite alcune e l’azienda ha preso appunti con interesse, ma anche qui non smetteremo di lottare fino alla soluzione del problema.

E’ evidente che TIM sta approfittando della contestualità del rinnovo contrattuale per superare gli accordi collettivi o ridurne gli effetti al fine di utilizzare le risorse in modo unilaterale puntando al riconoscimento economico individuale.

L’USB in coda all’incontro ha voluto sottolineare come questa situazione stia generando un clima lavorativo esasperato, determinando una sfiducia collettiva sia nei confronti del management sia dei responsabili che non saremo certo noi a stemperare.

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