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I servizi aeroportuali nella privatizzazione. Il caso della Gesac di Napoli

L’avvenuta approvazione agli inizi d’agosto del bilancio di previsione 2016-18 del Comune di Napoli ci dà l’occasione per fare qualche riflessione “a freddo” su uno degli aspetti contenuti nello stesso che è stato oggetto di contestazione da parte di forze del sindacalismo conflittuale e della sinistra d’alternativa.

Ci riferiamo ai rinvii al Piano di razionalizzazione delle Società Partecipate contenute sia nel Documento Unico di Programmazione (D.U.P.) che nel vero e proprio bilancio di previsione.

Da notare che l’ ultimo Piano di razionalizzazione è stato approvato in maniera “semi-clandestina” dalla Giunta Comunale nell’agosto dello scorso anno, per la precisione all’antivigilia di ferragosto.

Ciò s’è accompagnato al fatto che non soltanto il Consiglio non è stato coinvolto, ma anche i lavoratori e gli utenti dei servizi pubblici da “razionalizzare” non lo sono stati.


 

Alcuni punti sia generali che di merito

  1. E’ chiaro che un comportamento come quello descritto precedentemente non è accettabile soprattutto quando proviene da un’ Amministrazione come quella De Magistris dichiaratamente antiliberista e che assume la partecipazione democratica come proprio asse strategico.

Nel suddetto Piano di razionalizzazione non soltanto è stata riproposta la vendita del 40% del pacchetto azionario dell’Azienda del TPL (già prevista dal piano di riequilibrio finanziario pluriennale fatto a seguito dell’ adesione del Comune alla procedura del pre-dissesto) ma s’è trovata anche la “sorpresa” della decisione di mettere sul mercato la propria quota azionaria (o buona parte di essa) all’ Interno della Società di Gestione Servizi Aeroporti Campani (GE.S.A.C.).

  1. Da notare che si tratta di una Società in attivo, anzi è la Partecipata del Comune che negli ultimi anni ha avuto i maggiori utili d’esercizio 1e, quindi, per il Comune partenopeo è una fonte d’entrata (ad es., nel 2016 il Comune ha introitato oltre un milione e mezzo d’euro). Per un Ente in pre-dissesto è ovvio che si tratta di una scelta controproducente anche perché l’entrata in conto capitale prevista è di € 7.561.6992, quindi, dopo pochi anni il “guadagno” ottenuto dalla vendita verrebbe ampiamente controbilanciato dalla perdita della propria quota di dividendi e ciò, a maggior ragione, nel caso dell’ Aeroporto di Capodichino che, in seguito al “boom” turistico della città prevede un aumento del traffico passeggeri.

  2. Altro elemento che è stato alla base della critica della scelta in questione è costituito dal fatto che quello di Napoli è un Aeroporto di “particolare rilevanza strategica” 3dove lapresenza pubblica è già minoritaria per quanto non irrilevante (25%). Infatti, a differenza di altri Aeroporti di particolare rilevanza strategica dove la presenza pubblica è più consistente (si veda Bologna) o totalitaria (si veda Bari) in quello napoletano le quote di Enti Pubblici fanno capo soltanto al Comune e alla Città Metropolitana entrambi col 12,50%, pertanto scendere al di sotto dell’attuale quota anche nell’ ipotesi di vendere “soltanto” il 10% del proprio pacchetto significherebbe che la presenza pubblica toccherebbe appena il 15% (12,50% Città metropolitana e residua quota del 2,50% del Comune) perdendo così alcuni diritti come quello di poter richiedere la convocazione dell’ Assemblea degli azionisti.

  3. Inoltre, il settore dei servizi aeroportuali è uno di quelli dove i processi di privatizzazione sono più spinti e non a caso non vengono toccati direttamente dai “decreti Madia”. In particolare, la “revisione della disciplina dei regimi di proprietà e gestione delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni”, previsto dalla legge-delega e oggetto di uno dei decreti attuativi della Madia, nel settore in esame è già in fase avanzata nel senso che, in realtà, le società di capitali che hanno in concessione i servizi aeroportuali si occupano anche dell’infrastruttura; in altri termini, un arretramento della presenza pubblica nella società di gestione dei servizi significa anche l’arretramento rispetto alla presenza pubblica nel bene demaniale in quanto tale. Ciò è inammissibile, pena una deriva di tipo greco dove, come sappiamo, si è, ormai, ben oltre la privatizzazione dei servizi ma sono in vendita impianti fissi, reti di servizi, infrastrutture strategiche(compresi gli aeroporti).

  4. La presenza di lavoratori della GE.S.A.C. alla seduta consiliare del 4 agosto, insieme all’attivazione di quegli esponenti di fede più marcatamente antiliberista della coalizione che sostiene il Sindaco ha, da un lato, raggiunto l’obiettivo di sospendere la procedura di dismissione della maggior parte della quota azionaria comunale, dall’altro, è anche servita a sconfiggere la solita concezione che vede l’arretramento della presenza pubblica quando ci si trova in una Società in attivo e, quindi, appetibile per il profitto dei privati. A conferma di questo postulato liberista, c’è da notare che in Campania l’altro Aeroporto d’interesse nazionale – ma non di “particolare rilevanza strategica” – è quello di Salerno-Pontecagnano dove la Società di Gestione è di tipo consortile ed è a completa partecipazione pubblica, ma è in perdita e, quindi, sia la Regione Campania che la Basilicata sono intervenute di recente con fondi pubblici per consentirne la ricapitalizzazione e, qualora si giunga al risanamento puntare alla privatizzazione, ovvero la classica socializzazione delle perdite e privatizzazione dei (futuri) profitti4.

  5. Per concludere, c’è da ritenere che, come spesso capita, in vicende specifiche come quella qui sinteticamente descritta possono esservi anche insegnamenti di tipo generale. Ad esempio: il pur parziale risultato ottenuto serve a far uscire la battaglia contro le politiche liberiste e le conseguenti privatizzazioni dei servizi dai limiti delle campagne di tipo esclusivamente generale e ad intervenire prima che i processi in questione entrino nella fase finale o, addirittura “a babbo morto”. Naturalmente bisogna andare avanti, mantenere alta l’iniziativa (politica e sindacale) e l’attenzione mirando ad allargare la battaglia su una crescente riqualificazione dell’intera area aeroportuale accelerando anche i lavori dei previsti collegamenti su ferro tra Capodichino e il resto della città attraverso il nuovo tracciato della linea del Metrò.

1 Ad es., nel 2016 l’utile è stato di 16.623.339; nel 2015 di 12.616.568.

2 Il dato è di fonte comunale ed è ripreso dalla Relazione al Consiglio Comunale dell’ Assessore al Bilancio (pag. 28)

3 La definizione è del d.P.R. 17-9-2015 n. 201 contenente l’ “individuazione degli aeroporti d’interesse nazionale a norma dell’ art. 698 del codice della navigazione”

4 Non dimentichiamo, tra l’altro, che l’ Aeroporto di Salerno cade nel feudo elettorale dell’attuale Presidente della Regione Vincenzo De Luca che se n’è occupato anche quando per un breve periodo è stato Vice-Ministro delle Infrastrutture nel 2013. – Per il potenziamento dell’ Aeroporto di Salerno è previsto un investimento di 40 milioni, insomma, ancora un volta, quando è politicamente conveniente i soldi escono miracolosamente.

 

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