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Ricerca. La “riforma Renzi” blocca assunzioni e funzioni negli enti pubblici

9,5 miliardi regalati invece a ricerca privata. Pronti allo sciopero generale

“Dopo aver letto la riforma degli Enti Pubblici di Ricerca, il cui schema è stato inviato alle Camere il 26 agosto scorso, verrebbe da dire che la montagna ha partorito il topolino”, dichiara Claudio Argentini, del Coordinamento Nazionale USB P.I. “Ma la realtà forse è ancora peggiore. Perché se è vero che le procedure per assumere negli Enti di ricerca pubblici sono state semplificate e finalmente, dietro la nostra continua e determinata pressione, si passa ad un modello di governance più generalizzato, è anche vero che senza nuovi investimenti, e con queste nuove regole, Renzi determina di fatto il blocco di assunzioni di ricercatori e tecnici. Intanto veniamo a sapere che il Governo ha reperito 9,5 miliardi per la ricerca privata”.

“Ci teniamo a precisare che non contestiamo la norma della riforma per cui stipendi e funzioni principali vengono vincolati a fondi certi, all’80% derivati dalla fiscalità generale. Il problema sono i bilanci degli Enti – spiega il sindacalista –  impoveriti da 8 anni di continui tagli. Ad esempio, un ente come il CNR, che aveva circa 600 milioni di fondo ordinario, oggi ne ha 506 e con la norma che limita all’80% la somma destinata ai salari non potrà assumere, ritrovandosi addirittura con un 5% di personale in esubero”.

Prosegue Argentini: “Gli enti completamente bloccati dalla riforma sono CNR, ENEA, ISPRA, ISFOL ed INDIRE, che con 11.500 dipendenti e 5.000 precari rappresentano circa i due terzi degli enti pubblici italiani. Altri Enti importanti, come INGV, INAF ed INRIM, hanno fondi liberi per assumere poche decine di unità complessive. Altri ancora, come ISS ed ISTAT, sono al limite e con dei nuovi tagli si ritroverebbero nelle stesse condizioni. La ‘nuova era’ per la Ricerca Pubblica e le assunzioni rischiano di essere il solito bluff mediatico di Renzi, al quale però non crede più nessuno”. (vedi tabella MEF in allegato)

Evidenzia il rappresentante USB: “Dei 9,5 miliardi regalati all’impresa, basterebbero 500 milioni e i precari della ricerca, così come molti giovani che si avvicinano al settore, potrebbero essere assunti, le attività e gli enti rilanciati, i finanziamenti esterni potrebbero essere tutti dedicati alla ricerca a favore della collettività, da quella sanitaria ed ambientale a quella su terremoti e vulcani; da quella statistico-sociale, a quella energetica”.

“Se il Governo ci propina solo chiacchiere, noi ci prepariamo a fare i fatti e siamo pronti allo sciopero generale che a questo punto è inevitabile anche per gli Enti Pubblici di Ricerca”, conclude Argentini.  

 

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