La lotta dei sette lavoratori della ISCOT, sostenuti attivamente da un sindacalismo di classe (USB, Si Cobas, delegati FIOM) fortemente insediato tra i lavoratori della Sole, della Piaggio, della Ceva, ma anche da tanti altri solidali giunti di fronte ai cancelli della fabbrica, è un importante segnale di forza del mondo del lavoro.
E in un momento particolarmente duro del conflitto di classe nel paese, come dimostra l’assassinio di Abd Elsalam Ahmed Eldanf alla GLS di Piacenza lo scorso 14 settembre.
Questa vertenza ci dice sostanzialmente tre cose
1) la soggettività e la determinazione dei lavoratori (in questo caso i sette dipendenti della ISCOT) sono la pre condizione per dare il via al conflitto, facendo esplodere contraddizioni e condizioni di lavoro insopportabili.
2) la presenza del sindacalismo di classe permette alla determinazione operaia di dotarsi dei giusti strumenti organizzativi per confliggere con il padronato. Passaggi essenziali e di svolta di quella vertenza sono stati i due scioperi indetti da USB, che hanno trasformato la solidarietà in comunanza, dando sponda a chi intendeva scendere in piazza e fermando l’intervento delle forze dell’ordine in una fase cruciale del conflitto, il giorno prima del cedimento padronale.
3) nel conflitto, se guidato da una soggettività collettiva che ha come scopo gli interessi di tutti i lavoratori, si creano le condizioni per la ricomposizione di un fronte operaio indebolito e parcellizzato dalle nuove forme del lavoro e della contrattazione, che dal pacchetto Treu di Prodi al Jobs Act di Renzi hanno frantumato dall’interno un’unità da ricostruire in mezzo a mille difficoltà e conflitti, come in questa vertenza.
Il movimento operaio diviene soggetto collettivo cosciente nel momento nel quale si è dotato del sindacato come arma per emanciparsi dalla propria condizione di sfruttamento. Non è casuale il costante tentativo padronale di sbarazzarsi del sindacalismo di classe e conflittuale, sia attraverso la repressione diretta, sia fomentando la sfiducia nel concetto stesso di sindacato, attraverso la sistematica corruzione e sussunzione nei meccanismi di potere del sindacalismo confederale.
Nonostante questa potente e feroce offensiva padronale e governativa in atto, sta crescendo nel nostro paese una soggettività sindacale, sociale e politica forte e indipendente, che si dà come obiettivo la generalizzazione alle tante e generose vertenze locali, che da sole non sono in grado di affrontare l’attuale livello di scontro, imposto da un sistema di potere che si muove a livello continentale, attraverso normative omogenee, dettate dalla troika europea e dalla grande finanza, applicate dai governi nazionali (il Jobs Act di Renzi, la Loi Travail di Hollande, il Piano Hartz della Merkel, i Memorandum di Tsipras….) e protette dai manganelli di polizia e carabinieri.
Una soggettività incarnata da migliaia di lavoratori, precari, senza casa, immigrati, giovani, pensionati che si mettono in gioco tutti i giorni e a tutto campo, dalle fabbriche alla logistica, dalle cooperative ai trasporti, dai braccianti al pubblico impiego, nei quartieri popolari.
Lo sciopero del 21 ottobre, al quale seguirà la manifestazione del 22 contro Renzi e per il NO al Referendum, sono passaggi essenziali di accumulo di forze, indispensabili per cambiare i rapporti di forza generali nella società e nel paese. Solo un fronte ampio ci può dare l’energia necessaria per consolidare le piccole e grandi conquiste, per contrastare i piani padronali e politici di annichilimento della classe operaia, del mondo del lavoro e dei settori popolari.
La lotta e le conquiste ottenute a Pontedera sono un patrimonio comune da consolidare e da usare nel più generale conflitto tra mondo del lavoro e padronato, tra masse popolari senza rappresentanza e un blocco di potere intenzionato a chiudere ogni spazio di agibilità politica, attraverso la distruzione definitiva della Costituzione.
Un cambiamento di rapporti di forza che deve contenere i germi dell’alternativa sistemica al capitalismo, attraverso una rottura rivoluzionaria del sistema politico/statuale vigente a livello nazionale e continentale, per la socializzazione dei mezzi di produzione e il controllo operaio e popolare sulla società e sulla produzione.
La vittoria di Pontedera ci dà una salutare spinta in questa partita da giocare per il prossimo futuro, a partire dallo sciopero e dalla manifestazione del prossimo 21 e 22 ottobre.
Rete dei Comunisti
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