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Schiavi Mai! Il 22 ottobre assemblea nazionale in piazza Abd El Salam

Per una Campagna nazionale per i diritti dentro e fuori il posto di lavoro. Sabato 22 ottobre 2016 – Assemblea ore 11. Roma – Piazza San Giovanni/Piazza Abd Elsalam

Sta tornando la schiavitù? E’ possibile parlare di schiavitù nel nostro paese? I fenomeni di supersfruttamento, di cancellazione di diritti e di forte esclusione sociale sono equiparabili alla schiavitù? Quando il rapporto di lavoro si fonda sul ricatto, quando la perdita del lavoro equivale alla perdita del diritto a risiedere nel paese, il rapporto di subordinazione non assume la forma dello schiavismo? L’utilizzo di nuove tecnologie digitali per controllare i movimenti di chi lavora sono una forma moderna di schiavitù? Il lavoro che si protrae per tutta la giornata, invade anche la notte e ruba finanche il sonno alle persone, se non è schiavitù allora come va definito?

Il primo passo che vogliamo fare è riconoscere quello che ci sta accadendo, partendo dalla nostra condizione di lavoratori, stabili o precari, intermittenti o falsamente autonomi. Ed anche dalla nostra condizione di persone che hanno perso il lavoro o lo stanno faticosamente rincorrendo, rischiando di venire intrappolati nei nuovi vincoli imposti dal Jobs Act e dalle “politiche attive” che vogliono vincolarci a “qualsiasi condizione di lavoro e di salario”.

I tempi di lavoro si sono dilatati ed hanno invaso tutta la nostra giornata. Viviamo per lavorare, quello che resta della nostra vita lo usiamo per riposare e rimetterci in condizione di servire. Lavori usuranti, lavori malpagati, lavori su turni, lavori a cottimo, la nostra vita è messa tutta al servizio dei profitti e delle rendite, per noi non rimane niente. Questa per noi è moderna schiavitù.

I salari sono diventati una variabile dipendente dall’arbitrio delle imprese. Ci danno quello che vogliono, a giornata, a ore, a cottimo, senza regole e senza controlli. I più giovani di noi hanno perso il diritto al salario, per loro la prestazione fa curriculum e quindi è gratuita. Oppure ci sono i voucher, un modo fantasioso per rendere inafferrabile la responsabilità delle imprese. La copertura per le imprese c’è ad hoc, quando serve, per il resto si lavora al nero, senza garanzie di alcun tipo. Se ci facciamo male non abbiamo coperture e dobbiamo nascondere l’infortunio. Moriamo così come schiavi, il padrone non è mai il colpevole.

Dove siamo? Nelle varie fasi della filiera dell'agroindustria (dalle terre del sud al centro nord a raccogliere pomodori o arance) sotto il ricatto dei padroni, nei magazzini della logistica gestiti da finte cooperative e in mano a grandi multinazionali, alle casse e nei magazzini della grande distribuzione, a distribuire cibo e merci porta a porta nelle grandi città, a pulire uffici, aziende ed ospedali, alla manutenzione dei treni, degli autobus, delle navi, a mandare avanti il mondo dei servizi sociali con lavoro gratuito e supersfruttamento, alla verniciatura a morire di cancro, o all’ILVA di Taranto a morire di lavoro.

Difficile dire quanti siamo, in realtà siamo dappertutto, man mano che il lavoro è stato svuotato di diritti per trasformarsi in una concessione. Quando chiediamo per favore se possiamo andare in bagno, ecco, in quel momento siamo diventati schiavi.

Le nostre difficoltà non si limitano al posto di lavoro. Con salari così bassi abbiamo difficoltà a trovare un alloggio dignitoso per noi e per le nostre famiglie. Le nostre abitazioni sono malsane e non possiamo permetterci la manutenzione. Attorno a noi vediamo crescere degrado, abbandono e violenza. E per curarci? L’assistenza sanitaria pubblica ha un costo e spesso i tempi del servizio sono così lunghi che siamo costretti a rinunciarvi. I nostri figli non accedono alle Università perché le tariffe costituiscono una barriera che non possiamo superare.

Prendiamo coscienza. L’assassino di Abd Elsalam è il segno di un limite che è stato passato. I padroni si sentono così impuniti e potenti da poter far travolgere un lavoratore che sta rivendicando l’applicazione di un accordo sindacale. Uccidono sapendo di farla franca e di poter approfondire ancora di più il loro controllo sui lavoratori. Abd Elsalam la sera del 14 settembre ha deciso di mettere in gioco la propria vita per i diritti dei propri compagni di lavoro. Un lavoratore immigrato a tempo indeterminato, professore in Egitto, facchino in Italia, disposto a battersi per la dignità di tutti i lavoratori. Abd Elsalam ci ha consegnato un’eredità preziosa.

Il nostro primo passo è la messa in comune delle nostre esperienze e la loro denuncia collettiva. Se a gridare siamo da soli la nostra voce non arriva molto lontano, se uniamo le nostre urla diventiamo un coro potente.

Stabiliamo degli obiettivi comuni

Per metterci insieme abbiamo bisogni di organizzare la nostra solidarietà e di promuovere obiettivi comuni. Il salario minimo, le regole sui licenziamenti, la sicurezza sul lavoro, il freno all’allungamento illimitato della giornata lavorativa ma anche il diritto all’alloggio e la rivendicazione che nessuno può vivere al di sotto di una certa soglia di reddito. Una previdenza ed un sistema sanitario pubblici che ci assicurino una vecchiaia dignitosa e cure efficaci quando ci ammaliamo. L’abbattimento delle forme di controllo a distanza. Siamo diversi ma in fondo viviamo condizioni simili di sfruttamento e vogliamo che ci sia riconosciuta la nostra dignità e il nostro comune diritto a vivere bene.

Gli obiettivi devono potersi articolare a vari livelli, dal locale/territoriale al nazionale fino al piano europeo e internazionale. Gli schiavisti di oggi attraversano le frontiere e condizionano le vite dei popoli su scala globale, la nostra battaglia pertanto non potrà che avere un respiro e una aspirazione a connettersi ben oltre i confini nazionali.

Le responsabilità della nostra condizione si annidano a vari livelli, e la campagna SCHIAVI MAI deve servire anche a smascherarli tutti e a chiamarli ad una inversione di rotta. Dalle associazioni datoriali alle amministrazioni comunali e regionali fino al governo per quanto riguarda il piano nazionale, dalle aziende multinazionali fino agli organismi sovranazionali come la UE per quanto riguarda il piano sovranazionale. Ogni livello dispone di competenze e svolge un ruolo nel costruire attorno a noi una gabbia di vincoli tutti ispirati alla libertà di impresa e ai dogmi della competizione. La nostra battaglia sarà quella di riaffermare i diritti di chi lavora e i principi di uguaglianza e giustizia sociale non solo sul posto di lavoro ma nella distribuzione complessiva delle ricchezze.

Costruiamo la Campagna SCHIAVI MAI

L’Unione Sindacale di Base accende la miccia per la costruzione della campagna, facendo appello a tutti i soggetti interessati a costituire un ampio e composito Comitato Promotore.  La definizione degli obiettivi, l’articolazione organizzativa, necessariamente anche territoriale, le modalità di lancio e di attuazione vanno tutti costruiti assieme, in un percorso che sia il più includente possibile.

Partiamo da piazza Abd Elsalam sabato 22 ottobre alle ore 11

#schiavimai

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