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Il lavoro vero fatica a passare in tv

Ieri a Presa Diretta è andato in onda un interessante servizio sulla situazione che i lavoratori vivono in Italia. Salari bassi, “da fame”, come li si definiva nel titolo. Non potevano mancare le testimonianze di lavoratori e lavoratrici a nero/“grigio”. E visto che Napoli è considerata la capitale del lavoro nero, una troupe del programma è venuta in città, chiedendoci di contribuire alla puntata, raccontando alcune delle storie che abbiamo raccolto in un anno di campagna contro il lavoro nero.

Bene, perché il fatto che le nostre storie assumano una dimensione pubblica, vengano ascoltate da centinaia di migliaia di persone serve. Perché i problemi cominciano ad esistere se impariamo a nominarli.

Però, fin da subito, dai primi contatti telefonici, eravamo stati chiari: non facciamo la solita cosa pietistica dei lavoratori che si lamentano e pregano che qualcuno gli dia una mano. Noi vogliamo parlare soprattutto della lotta, delle resistenze individuali e collettive che i lavoratori mettono in campo, di come si stanno organizzando con la campagna contro il lavoro nero…

Alla fine la puntata va in onda senza l’intervista al compagno che spiegava proprio questo: si parlava dei risultati, inediti in città, che abbiamo già ottenuto, dei miglioramenti concreti che la lotta dei lavoratori aveva portato. Si mostrava, insomma, che mentre istituzioni e sindacati se ne fregano dei lavoratori a nero, qualcuno che sta provando ad organizzarli c’è. E che le nostre storie non sono solo rassegnazione, ma anche voglia di riscatto.

Quest’intervista non viene trasmessa. Questioni di tempo, ci dicono. Però poi guardi il secondo servizio, giustapposto al primo. Iacona va in Svezia, dove per i lavoratori sarebbe una pacchia perché imprese, governo e sindacati si mettono d'accordo e il "valore del lavoro" è riconosciuto. passa il tempo a fare improbabili paragoni fra l'Italia (60 milioni di persone, eredità storiche pesanti) e la Svezia (8 milioni di abitanti e tanta bambagia), ignora che le multinazionali svedesi saccheggiano e depredano in tutto il mondo e poi si lavano un po' la coscienza in casa. ignora cioè che il welfare svedese è fondato sull'imperialismo e che i corsi di formazione che il sign. Erickson paga per dare una possibilità ai suoi lavoratori licenziati sono finanziati con il pluslavoro dei lavoratori Erickson italiani.

Ma ok, è la televisione, uno si dice. E Iacona mica è Lenin, lo sapevamo. E la parte di denuncia del servizio è fatta molto bene.

Però la scelta politica di tagliare su Napoli ci pare evidente. Il messaggio che la trasmissione manda infatti è: facciamo come in Svezia, o meglio, come Iacona pensa funzioni in Svezia: gli imprenditori devono essere meno ladroni, i sindacati più responsabili, il governo più buono. soluzione del tutto moralistica, irrealizzabile, tipica dei piccolo-borghesi.

Il messaggio che invece volevamo mandare noi è: autorganizzati, lotta, imponi da subito le tue istanze agli organi proposti al controllo, sfrutta tutti i margini di azione nel quadro delle leggi borghesi, unisciti con i tuoi simili. soluzione certo non facile, faticosa, ma storicamente vincente.

Comunque, se uno ora va sulla pagina di Presa Diretta trova il servizio con su scritto "Napoli capitale del lavoro nero". noi avremmo voluto scritto sopra: "Napoli capitale del riscatto". Perché crediamo che sia questa, in realtà, la vera notizia.

 

 

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