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Alitalia. Il 23 febbraio non si vola. I lavoratori si fermano

Le lavoratrici e i lavoratori di Alitalia Sai e di Cityliner sciopereranno compatti il 23 febbraio per difendere il proprio posto di lavoro e le condizioni contrattuali di fronte all'ennesima crisi che coinvolge la più grande azienda del Trasporto Aereo – dichiara Francesco Staccioli di USB Lavoro Privato Trasporti. Una crisi che vola sopra le teste dei lavoratori: all'interno di un CdA litigioso, nelle alleanze tra Etihad e Lufthansa dove non si capisce che ruolo possa avere Alitalia, negli incontri riservati a una parte di sigle sindacali e il Governo, mentre quest'ultimo ancora non scioglie la riserva su cosa intenda fare e il Piano industriale rimane tuttora un mistero.

I lavoratori non saranno spettatori inermi, nessuno può neanche immaginare di presentare pacchetti preconfezionati e legati al ricatto – continua Staccioli – . Attraverso le partecipate assemblee tenute fino a qui e con lo sciopero, i lavoratori vogliono dire la loro e lottare con le proprie parole d'ordine:
1) per un piano di investimenti concreto e per dire un enorme NO ai licenziamenti;
2) per dire basta ai tagli salariali e ad eventuali societarizzazioni;
3) per chiedere l'intervento diretto del Governo che assicuri lo sviluppo di Alitalia ma anche per imporre un sistema di regole uguali a tutti gli operatori del Trasporto aereo e far cessare la concorrenza sleale in atto tra i vettori e dentro gli aeroporti.
La trattativa avviatail 16 febbraio sulla parte generale del Contratto nazionale  del Trasporto Aereo tra Cgil Cisl Uil e Ugl e le rappresentanze delle aziende, è partita senza la convocazione di USB, Unica, Anpac ed Anpav, ovvero con l’esclusione di larghe fette di rappresentanza e senza che ci sia stato coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori nella costruzione di una piattaforma. Si sta volutamente ignorando come in molte compagnie, che a partire da Alitalia e Meridiana e in molti aeroporti, la rappresentanza di alcune categorie non sia più nella disponibilità delle sigle "confederali".
L’esclusione di sigle fortemente rappresentative in larga parte del settore si collega purtroppo con il fatto che da parte di Cgil Cisl Uil e Ugl  non c’è stata presentazione degli obiettivi, non una sola ora di confronto con i lavoratori riguardo la piattaforma del rinnovo del CCNL. Vogliamo ricordare come nel Trasporto Aereo sono in vigore ben sei trattamenti contrattuali differenti che vanno dalle società di assistenza al volo, alle gestioni aeroportuali, ai catering, ai vettori, passando per le compagnie straniere e gli elicotteristi. Con l'esclusione di sigle rappresentative temi come occupazione, reddito, diritti, salute e sicurezza assumono quindi contorni quasi d’élite che non sembrano riguardare i lavoratori.
Non si può continuare a curare un malato cronico con la stessa medicina e gli stessi dottori che ne hanno persino peggiorato le condizioni – insiste il sindacalista USB. – Gli anni buttati via dietro piani fallimentari impongono una scelta radicale e onerosa che pensiamo possa essere sostenuta attraverso la nazionalizzazione di un'Azienda strategica per gli interessi nazionali. Non più un posto di lavoro deve andare perso, non più il Far West senza regole dentro un settore che sviluppa – conclude Staccioli.

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