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Genova. Operai portuali: Schiavi Mai!

Le grandi multinazionali del mare si stanno mangiando il porto pezzo dopo pezzo. Anonime società per azioni vorrebbero decidere sul futuro delle nostre vite.

Si prefigura una gestione della forza-lavoro sempre più strutturalmente flessibile con “picchi di lavoro” che si alternano a “fermi prolungati” a causa della tendenza a fare arrivare sempre meno navi ma sempre più grandi come già succede nei porti del nord Europa.

In questo contesto c’è chi vuole far si che la mano d’opera sia gestita da una agenzia di lavoro interinale (Intempo, acquisita a suo tempo da Obiettivo lavoro ora è stata comprata da Randstadt) o da “false” cooperative come già  avviene dalla logistica.

Di fronte a questo quadro occorre ripensare ad una forma di gestione nel futuro che attraverso una agenzia pubblica unica, trasparente e sotto il costante monitoraggio dei lavoratori, e nel mentre impedire il più possibile l’uso “deregolamentato” di questa forza lavoro precaria e ricattabile, tutelando l’occupazione e le garanzie dei lavoratori della compagnia e dei terminal.

La riforma portuale riduce a forma consultiva la rappresentanza degli interessi dei lavoratori e delle amministrazioni locali, sottraendoci ulteriormente capacità decisionale e un possibile controllo sulle concessioni e le scelte sulla portualità,  rendendo il tutto più opaco e inafferrabile.

Occorre ancora maggiormente far sentire la nostra voce, far emergere il nostro punto di vista, insieme a quello della cittadinanza che non vuole regalare il porto agli interessi degli speculatori.

Le aziende del porto sono interessate da numerose vertenze e noi lavoratori, tra un terminal e un altro quasi non ci parliamo più in un porto ridotto ad un campo di concentramento fatto di filo spinato, jersey e security.

Occorre costruire una mobilitazione che attraversi il porto e che ribadisca che siamo un corpo unico e non tante frattaglie facile preda degli appetiti di bestie che vorrebbero sbranarci.

In questi anni ci hanno gettato briciole per vederci contendere, litigando, per fare “raddoppi”, straordinari e lavorare come scimmie addestrate al loro comando, talvolta infischiandocene delle più elementari norme di sicurezza. Adesso stanno piangendo miseria sapendo che quest’anno, dopo 25 anni il commercio mondiale crescerà meno del PIL mondiale. Questo vuol dire meno navi in circolazione e meno merce che gira, il resto lo si può immaginare…

Bisogna riprendere in mano il nostro destino e non farci schiacciare.

Per questo invitiamo i lavoratori

  • ad un primo confronto pubblico assembleare tra portuali al Cap di via Albertazzi giovedi 16 marzo alle ore 20:30
  • alla partecipazione sempre al Cap di via Albertazzi lunedì 20 marzo alle ore 17:00 all’incontro/dibattito sui cambiamenti del mondo della portualità a cui parteciperanno studiosi, figure di rilevo e attori economici del mondo dello shipping.

 

 

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