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L’università di Roma “espropriata” da Maker Faire: “Entreremo lo stesso” annunciano gli studenti

Nei giorni 16-17-18 di Ottobre l’università La Sapienza ospiterà la Maker Faire, una fiera dell’innovazione di portata internazionale che, parole degli organizzatori: “unisce scienza, fantascienza, tecnologia, è divertimento e business e dà vita a qualcosa di completamente nuovo”.
Purtroppo al di là del plausibile interesse per alcune delle innovazioni esposte e oltre gli slogan e le frasi fatte da grande evento, crediamo che questa fiera sia la riproposizione di contraddizioni insanabili interne al mondo dell’università, agli studenti e in generale all’idea di progresso e innovazione .
1. L’università sarà completamente chiusa (blocco della didattica,
biblioteche,facoltà e laboratori chiusi)durante i giorni della fiera, per entrare si pagherà un biglietto di 10 euro(4 per gli studenti) e i lavoratori saranno mandati in ferie forzate. In sostanza, per quattro giorni lo spazio in cui passi la maggior parte delle tue giornate sarà affittato a grandi aziende private, sponsor dell’evento. Nonostante tra gli sponsor della fiera ci siano infatti aziende del calibro di Intel, Tim, Microsoft, Eni e Bnl, verrà comunque richiesto di pagare un ingresso ad uno spazio altrimenti pubblico.
2. I benefici in termini monetari non si sa a chi andranno, di certo non a diminuire le tasse universitarie, o a riparare aule che cascano a pezzi, o a finanziare il diritto allo studio.
3. Si ripropone, come per la festa promo della Toyota o per le varie iniziative di sponsorizzazione che vengono fatte, un’idea dell’università come di uno spazio pronto ad essere affittato o ancor peggio svenduto all’azienda che offre di più, trascurando qualsiasi esigenza di chi l’università la vive tutti i giorni, dagli studenti fino ai ricercatori e ai lavoratori.
4. Anche il modello di innovazione proposto dalla Maker Faire è un nodo non meno problematico degli altri…”la celebrazione della cultura e del movimento #makers” si riduce all’ennesimo invito per i giovani a lavorare gratis, nella speranza che “1 su mille ce la fa !”. L’organizzazione di contest e l’esposizione dei
progetti, più votata alla commercializzazione che alla spiegazione dell’idea in sè, rende la fiera una grande bancarella per aziende di larga distribuzione e improbabili manager di startup companies.
L’invito esplicito, sembra essere: “fatti venire una buona idea, qualcuno poi te la comprerà!”Mentre sta scomparendo la ricerca pubblica insieme alla diminuzione delle borse per i dottorati, mentre interi corsi di laurea vengono cancellati perché definanziati, l’invito implicito che viene fatto a noi studenti è di lavorare gratis e se sei uno sveglio inventati una startup, magari una grande azienda te la comprerà.
Riteniamo tutto ciò una provocazione. Vogliamo un’università aperta e accessibile ogni giorno dell’anno e rifiutiamo qualsiasi presa in giro da parte del rettore.

Gli studenti che da giorni stanno contestando l’espropriazione dell’ateneo per consentire la kermesse Maker Faire si sono dati appuntamento venerdi 16 ottobre alle 14.00 all’entrata della Sapienza in piazzale Aldo Moro. “Non rimarremo fuori, entreremo liberamente nella nostra università” annunciano gli studenti.

#Makerfaireperchi

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1 Commento


  • Rosanna Ricciardi

    Ho apprezzato la maker’ faure come evento innovativo fin dalla sua prima edizione ma, trovarmi ieri davanti ad un cordone di persone che mi hanno impedito l’accesso alla citta’ universitaria previo acquisto di biglietto, mi ha rimandato una strana sensazione di rifiuto che oggi vedo rappresentato dalle proteste degli studenti. Sono pienamente d’accordo sulla loro posizione. Lavoro per la ricerca pubblica e, mi rendo conto che, l’assenza delle istituzioni e la mancata volonta’ di stabilire un dialogo che permetta di declinare politiche pubbliche adeguate alla loro crescita e al loro riconoscimento come professionisti in grado non solo di produrre un prodotto immediatamente commerciabile ma di provocare cambiamenti a cascata su diritto allo studio, innovazione dei piani di studio, innovazione del sistema formati o nazionale e regionale, lavoro e ammortizzaztiri sociali e’ una grave mancanza in questo evento. Soprattutto se realizzato in un luogo pubblico.

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