Il tracollo operativo di Ryanair di questi giorni, assurto ormai alle prime pagine dei giornali, apre un forte interrogativo sullo stato del trasporto aereo in Italia, a nostro avviso con molto ritardo. Le cause di questi gravi problemi operativi sono molteplici ma possono essere ricondotte a un fattore comune legato al collasso del teorema dell’esasperazione della produttività, del feroce dumping salariale alimentato dall’applicazione in qualsiasi nazione delle permissive regole irlandesi.
L’espansione dei vettori low cost in Italia è stato sia causa che effetto del disastro industriale dei nostri vettori, dei loro azionisti e management. Infatti, in pochi altri Paesi europei sono state letteralmente consegnate le chiavi di un settore industrialie come hanno fatto i nostri Governi alla compagnia di O’Leary, attraverso la rinuncia ad una politica industriale, la mancanza di regole uguali per tutti gli operatori, un sistema di controllo indebolito e sovvenzionamenti statali mascherati.
Adesso che i nodi stanno inesorabilmente venendo al pettine, c’è molto poco da meravigliarsi che qualcuno abbia avuto finalmente una sentenza favorevole, che i Piloti scappino dove vengono trattati meglio, che bisogna rispettare orarii di servizio, riposi e ferie minime, che poi sono alla base delle regole di sicurezza valide in tutta Europa.
A questo Governo, in particolare al suo Ministro dei Trasporti Delrio, chiediamo che finisca la stagione dei selfie e dei sorrisi con il patron di Ryanair; si apra la rilfessione sul futuro e sulle regole di un settore che vive il paradosso di una crescita fortissima in un contesto di ultra-deregulation, dove la concorrenza la si è fatta non sulle capacità ma sul massimo sfruttamento e sull’elusione delle regole.
Non dovevamo aspettare migliaia di voli cancellati con una moltitudine di passeggeri lasciati a terra; era chiaro che non saremmo potuti andare lontano e non potremo farlo in futuro se non si cambierà sistema.
Da più di 15 anni USB chiede una riforma del settore che non è mai arrivata generando disastri industriali, migliaia di licenziamenti e l’aumento della precarietà.
Vogliamo l’intervento dello stato per il rilancio delle grandi industrie nazionali, un sistema di regole uguali per tutti gli operatori e regole contro gli appalti e il dumping selvaggio.
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