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Colpi di mannaia contro il diritto di sciopero, Usb dice no al nuovo testo per i servizi pubblici essenziali

La commissione di garanzia dell’attuazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali, scende in pieno nella campagna elettorale facendo propria la volontà dei politici che vogliono impedire il legittimo esercizio del diritto di sciopero; un diritto sancito dalla Costituzione, un diritto che si vuole neutralizzare in quanto rende visibile l’opposizione e la protesta di vasti settori sociali.

Si mette in moto la macchina burocratica per modificare la normativa nel settore del Trasporto pubblico locale al fine di restringerne fortemente gli spazi proponendo tempistiche e franchigie che, di fatto, sterilizzano e rendono innocuo l’unico strumento in mano ai lavoratori per supportare le rivendicazioni del settore.

Limitare ulteriormente l’esercizio del diritto di sciopero non è tutelare i cittadini; le lunghe ed estenuanti attese di chi deve prendere un autobus non sono dovute agli scioperi ma al fatto che il trasporto pubblico in Italia non funziona, che il traffico privato costringe i mezzi pubblici a velocità medie di pochi km all’ora nelle grandi e medie città, che i km di metropolitana nell’intero paese sono meno di quelli di una singola città europea come Parigi o Londra.

La scelta politica delle privatizzazioni sta sostanzialmente peggiorando questa situazione sia per i cittadini che per i lavoratori. Lavoratori sottopagati, spesso non retribuiti, con conseguenti blocchi del servizio nonostante gli esorbitanti costi degli   appalti dove false cooperative, “padroncini” dell’ultima ora e vere e proprie ramificazioni criminali si arricchiscono con soldi pubblici a spese dei cittadini e dei lavoratori sotto ricatto.

Di questo si dovrebbero preoccupare la commissione di garanzia e la politica tutta, non di limitare scioperi, regalare i beni comuni ai privati e ridurre di anno in anno i diritti di chi lavora.

Da sempre USB ha denunciato il crescere di questi atti autoritari degni dei peggiori anni di questo paese; atti autoritari che oggi cadono sui lavoratori autoferrotranvieri ma che, con le stesse logiche, potrebbero rimettere in discussione le normative sull’esercizio del diritto di sciopero non solo per tutto il comparto trasporti bensì per tutti i settori che svolgono servizi pubblici essenziali.

Non possiamo non evidenziare l’insopportabile linciaggio mediatico che ha riguardato scioperi nei trasporti regolarmente indetti, da Alitalia al Trasporto Pubblico Locale, le assemblee sindacali regolarmente convocate, le mobilitazioni dei lavoratori del trasporto pubblico della città di Napoli in difesa del posto di lavoro, mentre vengono fatte passare sotto silenzio situazioni aberranti come quella delle decine di lavoratori degli appalti Atac che da molti mesi non ricevono lo stipendio.

E, per citare l’ultima vergognosa manovra, alla giusta rabbia dei macchinisti e dei lavoratori del settore ferroviario che il 28 gennaio hanno scioperato a livello nazionale per dire basta ai tagli sulla sicurezza dopo il gravissimo incidente ferroviario tra le stazioni di Segrate e Treviglio, la commissione di garanzia ha risposto tentando ogni forma di intimidazione per bloccare lo sciopero.

Lo abbiamo gridato al ministro Graziano Delrio, quando continuava a firmare precetti ministeriali con motivi palesamene infondati – ma tutti puntualmente ripresi nel nuovo provvedimento di “regolamentazione” – con lo scopo di impedire gli scioperi nel settore dei trasporti; torniamo a gridarlo oggi alla così detta “commissione di garanzia degli scioperi” e a tutta quella politica che ha scelto di schierarsi a favore degli interessi delle aziende, dei padroni: se si continua a limitare un un diritto costituzionale, vuol dire che stiamo andando verso un qualche cosa che somiglia molto a un regime.

Gli autoferrotranvieri, i lavoratori tutti, l’Unione Sindacale di Base non rimarranno con le mani in mano rispetto a questo duro e subdolo attacco allo strumento fondamentale per difendere i diritti e i salari della classe lavoratrice.

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