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Milano. Il tribunale conferma licenziamento della lavoratrice Ikea

Il tribunale di Milano sezione Lavoro ha respinto il ricorso di Marica Ricutti, la mamma lavoratrice che era stata licenziata dall’Ikea: la donna, che lavorava nello stabilimento di Corsico, nel milanese, riteneva il provvedimento “discriminatorio” e chiedeva il reintegro e il risarcimento del danno. Ma le nuove leggi sui licenziamenti, in particolare la Fornero del 2012, hanno completamente riscritto le norme spianando la strada alle misure punitive da parte delle aziende. E i tribunali si sono adeguati fin troppo rapidamente.

Marica Ricutti, lavoratrice del negozio Ikea di Corsico, madre di due figli, di cui uno disabile e per il quale usufruiva della 104, era stata licenziata a novembre 2017 perché, a fronte dell’imposizione di nuovi orari da parte dell’azienda, si è rifiutata (perché impossibilitata da evidenti ragioni familiari) di iniziare il turno alle dalle 7,00 del mattino invece che dalle 9,00 come sua consuetudine. La donna, separata con due figli di 10 e 5 anni, quest’ultimo disabile («motivo per cui ho la 104»), era impiegata al bistrot ma da qualche mese era stata trasferita al ristorante del primo piano del grande punto vendita della multinazionale. Proprio questo cambio di reparto, con l’orario anticipato di due ore, l’ha messa per forza di cose in crisi: i bambini da portare a scuola, e soprattutto le cure per l’ultimogenito, non si conciliavano con l’entrata al lavoro all’alba.

Il 5 dicembre i lavoratori e l’Usb avevano convocato uno sciopero di solidarietà Il Tribunale di Milano sezione Lavoro, con provvedimento in data odierna ha riconosciuto la gravità dei comportamenti tenuti da Marica Ricutti e, conseguentemente, ha confermato la legittimità della decisione di Ikea di interrompere il rapporto lavorativo” si legge invece in una nota della multinazionale svedese a commento della decisione del tribunale. Sta diventando tutto fin troppo facile per i padroni.

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