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Bologna: prima assemblea nazionale dei riders

Presentata ieri a Bologna la “carta dei diritti dei lavoratori della gig economy di Bologna”, siglata dal comune di Bologna la scorsa settimana. Un primo tentativo di normare i diritti dei nuovi lavoratori “metropolitani”, come li ha chiamati il sindaco Merola.

Paga minima adeguata, stop al cottimo, coperture assicurative, indennità meteo e trasparenza nei contratti. Sono questi i punti principali della carta dei diritti, diritti che nel 2018 in Italia si pensa siano assodati e scontati, ma che nell’epoca della macelleria sociale in cui viviamo e della distruzione del mondo del lavoro, con l’egemonia del precariato e del lavoro gratuito, sono ancora oggi messi a rischio.

In occasione di questa nuova dichiarazione di diritti, si è svolta ieri a Bologna al circolo Labas, la Prima assemblea nazionale dei riders, promossa da Riders Union Bologna, il sindacato che rappresenta i fattorini della città.

Sono i “riders”, i ciclofattorini che negli ultimi anni sono diventati noti alle cronache per l’enorme tasso di sfruttamento al quale sono sottoposti da parte di aziende come Foodora, Deliveroo Just Eat, ecc. L’ultima catena della logistica nostrana, lavoratori pagati a cottimo per portare cibo a domicilio, lavoratori ipersfruttati e iperprecari che girano nelle nostre città.

Lavoratori a tutti gli effetti, a cui non è riconosciuto alcun diritto in materia di sanità e sicurezza, nessun tipo di tutela della salute nemmeno quando costretti a correre come pazzi sotto la pioggia, la neve o la grandine. Nessuna misura di manutenzione nemmeno dei mezzi di lavoro, e se ti si rompe la bicicletta, te l’aggiusti da solo!

Lavoratori a cottimo, che rivendicano un salario orario, perché la formula del cottimo spesso retribuisce solo nel momento di avvenuta consegna, ma se non ci sono consegne durante il proprio turno di lavoro, il salario rimane comunque a zero.

L’assemblea cade inoltre subito dopo il respingimento di un ricorso del tribunale di Torino fatto da sei “rider” di Foodora a seguito del loro licenziamento per aver preso parte alle mobilitazioni del 2016 che richiedevano un trattamento economico e normativo al pari di altri lavori, quindi la tutela dei rischi che il mestiere comporta. Qui di seguito l’intervista a Giulia Druetta, una delle legali che ha seguito il ricorso.

Un assemblea partecipata da lavoratori di diverse città d’Italia, soprattutto Milano e Torino, Modena e Firenze, ma anche dalla Francia e dal Belgio, che si sono confrontati sulle pratiche di lotta messe in campo negli ultimi anni, ma anche sui contenuti della carta, e su come rilanciare una vera proposta rivendicativa.

Oggi questa “carta dei diritti”, non può che essere vista come un se pur flebile inizio nel riconoscimento dei diritti di questa categoria, ma che nel concreto non si sa ancora quali risultati effettivi porterà. Union Riders Bologna, CGIL CILS e UIL sono pronti ad accogliere la carta, ma di sicuro non basterà per vedere riconosciuti i diritti minimi di questi lavoratori, che attualmente non sono categorizzabili in nessuna categoria di lavoratori (come ad esempio lavoratori della logistica, quali sono).

Se oggi questa carta, che giunge a seguito di almeno due anni di scioperi e iniziative di lotte piu o meno autorganizzate, rappresenta un primo piccolo riconoscimento di esistenza, uno dei punti emersi dall’assemblea è il fatto che non ci si può di certo fermare e accontentare di queste misere briciole, perché sancire che il medioevo è finito, e anche lo schiavismo e il lavoro a cottimo, è solo la conditio sine qua non si possa parlare di lavoro, anche in tempi di crisi. Da qui si parte per per rovesciare il tavolo e per conquistare la dignità del lavoro.

Prossima tappa della mobilitazione dei riders sarà il 1 maggio, con il “riders pride”, che sarà promossa in ogni città dove i riders si organizzino e si rendano protagonisti della giornata internazionale dei lavoratori, fianco a fianco con i precari della scuola, con gli operai, con i facchini della logistica, con i disoccupati e con tutti i lavoratori.

Qui di seguito l’intervista a Angelo di deliverance Milano.

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