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Sgomberata la baraccopoli di San Ferdinando. I braccianti tornano “invisibili”

Sono iniziate le operazioni di sgombero delle baracche dei braccianti a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. Mobilitati circa 600 poliziotti, vigili del fuoco e servizi sanitari.

Sono stati predisposti 18 pullman per trasferire scortati in altre strutture circa 900 migranti e braccianti che vivevano nella baraccopoli. Sul posto ci sono 4 mezzi militari, protezione civile. L’ordinanza di sgombero immediato della tendopoli, che ospita i migranti impegnati in attività agricole nella Piana di Gioia Tauro, è stata emessa dal sindaco di San Ferdinando Andrea Tripodi.

La politica della segregazione dei braccianti nella Piana di Gioia Tauro si è fatta cultura. La notizia dello sgombero con annesse operazioni latente di deportazioni lontani dai luoghi di lavoro è una vergogna” commenta Aboubakar Soumahoro della Usb, “Per giustificare tale scelta politica di sgombero, condivisa da una vasta alleanza, chiamano le persone confinate in baraccopoli e tendopoli “migranti ” anziché “braccianti”. Perché chiamarli braccianti comporterebbe l’attuazione del Piano per l’inserimento abitativo diffuso e il riconoscimento dei diritti salariali, previdenziali e sindacali da noi proposti”.

P.s. Da segnalare il lavoro sporchissimo del quotidiano “democratico e antirazzista” di Debenedetti, La Repubblica, che nel dare la notizia dello sgombero “declassa” i braccianti (lavoratori di molte e diverse etnie) a migranti. Come se il problema della baraccopoli fosse un semplice problemino abitativo, da risolvere con un po’ di “accoglienza umanitaria” e non una questione di sistema di sfruttamento schiavistico assolutamente tollerato dalle “forze dell’ordine”, dalla “stampa democratica”, dall’osceno intreccio tra interessi padronali (dalla Confindustria all’ultimo caporale). Da Salvini a Zingaretti, insomma, senza alcuna differenza reale, solo “retorica”.

 

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