Da ieri è possibile inoltrare la domanda per richiedere il reddito di cittadinanza, ma del rafforzamento dei Centri per l’Impiego, che avranno il compito del monitoraggio, neanche l’ombra.
Il governo giallo-verde promette che già dalla fine di aprile potrà essere erogata la misura che a suo dire dovrebbe combattere la povertà nel paese, ma i CPI sono rimasti nello stato di abbandono che li caratterizza da diversi anni, con sempre meno personale.
Le assunzioni promesse non sono state realizzate, anzi in tantissime regioni i lavoratori non pubblici che operavano all’interno dei centri sono stati addirittura licenziati.
Non sono partite nemmeno le nuove assunzioni annunciate, i 6.000 “navigator” tramite ANPAL Servizi S.p.A. e 4.000 unità di personale di pubblico impiego. Il Governo non ha dato nessuna indicazione agli enti territoriali che hanno la competenza e si ritrova senza un accordo con le regioni. Senza contare che l’esecutivo ha bloccato le graduatorie concorsuali pubbliche in essere, che non possono essere utilizzate.
Non vanno infine dimenticati gli oltre 600 lavoratori che operano nei CPI con un contratto di regime privato e che vanno internalizzati, come tutti i precari di ANPAL servizi e i lavoratori LSU che da sfruttati di Stato per anni hanno svolto mansioni presso i centri in diverse regioni.
È chiaro che a livello di personale e assunzioni si è venuto a creare un guazzabuglio di difficile soluzione che rischia di bloccare il rafforzamento necessario dei Centri per l’Impiego.
Nonostante la funzione delle politiche attive del lavoro sia transitata alle Regioni e malgrado le intenzioni del Governo di rilanciare il settore anche per l’introduzione del reddito di cittadinanza, i centri dell’impiego italiani continuano ad essere in uno stato di abbandono perenne.
I precedenti governi a partire da Monti fino ad arrivare a Renzi hanno disincentivato il settore pubblico del mercato del lavoro a favore di quello privato. Il blocco delle assunzioni prima e quello delle risorse poi hanno definitivamente inferto il colpo di grazia ai Centri per l’Impiego.
Attualmente le 501 strutture principali pubbliche che dovrebbero occuparsi del mercato del lavoro denunciano per il 46% una dotazione informatica non adeguata, alla quale si aggiunge addirittura per il 36% un collegamento alla rete non adatto. Il Sud della penisola soffre anche di una arretratezza tecnologica significativa.
Sul fronte del personale sono impiegati circa 8.000 unità di personale incardinate negli Enti territoriali (Regioni, Agenzie regionali, Enti di area vasta, Province), con circa il 7% di personale esterno che opera nei CPI. Quasi l’83% del centri dell’impiego operano con personale insufficiente, e le professionalità più richieste sono amministrativi, orientatori, consulenti aziendali e mediatori culturali.
L’attuale governo ha previsto un rafforzamento in materia di personale con le assunzioni di 6.000 “navigator” tramite ANPAL Servizi S.p.A. e 4.000 unità di personale di pubblico impiego e una nuova dotazione informatica che prevede anche il sistema informativo unico (SIU).
L’incertezza governativa e l’impasse che si è creata con le Regioni per le assunzioni dei “navigator” rischia di vanificare il rilancio del settore e anche l’introduzione del reddito di cittadinanza. A due giorni dalla data di partenza della misura che dovrebbe aiutare i più deboli, non è stata fatta neanche un’assunzione e l’accordo con le Regioni appare lontano.
USB ha chiesto immediatamente e ottenuto un incontro con lo staff del Ministero del Lavoro per affrontare le problematiche in materia di personale. Per la nostra organizzazione la via da seguire deve essere quella della riassunzione dei lavoratori licenziati e che hanno maturato una professionalità specifica di settore, lo scorrimento delle graduatorie e l’internalizzazione del personale esterno che opera nei CPI, fino ad arrivare all’indizione delle nuove procedure concorsuali in accordo con le regioni.
Per garantire l’occupazione contro la precarietà, per un reddito di cittadinanza universale e incondizionato, per la crescita dei salari e contro contro le politiche di austerity che l’Unione Europea impone ai Paesi del sud dell’Europa, USB ha proclamato per venerdì 12 aprile 2019 lo sciopero generale.
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